Arrivano dalla procura di Ferrara i primi avvisi di fine indagini per l’inchiesta sui terremoti del maggio scorso. Nella provincia estense, tra Bondeno e Sant’Agostino, alle 4.03 i tetti della fabbriche crollarono addosso a quattro operai. Per loro (Tarik Naouk, Leonardo Ansaloni, Nicola Cavicchi e Gerardo Cesaro) non ci fu scampo.

La magistratura emiliana aveva aperto tre distinti fascicoli. Uno per ogni struttura collassata. Ora, in seguito alle risultanze della perizia affidata all’ingegner Claudio Comastri, il sostituto procuratore Nicola Proto ha potuto chiudere le indagini sul caso dell’Ursa di Bondeno. In via Zerbinate morì Tarik Naouk, 29 anni.

Di quel decesso sono chiamati a rispondere quattro degli iniziali otto indagati. Gli esiti delle indagini hanno portato a escludere responsabilità in capo ai proprietari dello stabilimento e ai fornitori dei materiali. Secondo il perito la causa di quel crollo va ricondotta al mancato ‘bullonamento’ delle travi che reggevano il tetto della struttura. Dovranno così difendersi dall’accusa di omicidio colposo in concorso Pierantonio Cerini, 47 anni di Arezzo; Franco Mantero, ferrarese di 60 anni, presidente dell’ordine degli ingegneri della provincia di Ferrara; Simonello Marchesini, 61 anni, di Castiglion Fiorentino; e Mauro Monti, ferrarese di 50 anni, ingegnere capo della Provincia di Ferrara.

A Cerini, il progettista, il pm Proto contesta l’omissione, o comunque l’esecuzione non esaustiva della verifica delle forcelle di vincolo alle travi e la verifica del comportamento dell’edificio rispetto a fenomeni di collasso a catena. Una condotta che avrebbe violato le normative in materia, prescritte dal decreto ministeriale del 3 dicembre 1987 che individua i criteri generali per la verifica della sicurezza delle costruzioni.

Vengono poi Mantero, il direttore dei lavori, e Marchesini, legale rappresentante della Stimet, la ditta esecutrice della costruzione. Per loro l’accusa è di aver utilizzato nel collegamento tra i pilastri e le travi perni anziché bulloni, come invece previsto dal progetto. Infine Monti, in qualità di collaudatore, accusato di aver omesso di rilevare durante le operazioni di collaudo sia le violazioni del progettista che le violazioni del direttore dei lavori e della ditta esecutrice.

Da Ferrara si attendono ora le buste verdi per gli altri due fascicoli, in mano questi al pm Alberto Savino, relativi ai crolli e ai decessi in Tecopress e Ceramica Sant’Agostino.

Articolo Precedente

Festa del Fatto, “sulla strada di Don Gallo con la musica del concertone”

next
Articolo Successivo

Università di Parma, “doppio incarico”. Sequestro di 700 mila euro a docente

next