All’arrembaggio. Chi l’avrebbe mai detto che anche l’osannato direttore generale della Rai (“tecnico” perché nominato da Mario Monti), Luigi Gubitosi, alla fine sarebbe stato colpito dal morbo che tanti ha sedotto nella tv pubblica: il “tengo famiglia”. In questo caso, professionale, ma pur sempre una “famiglia”. A togliere il velo da una serie di operazioni ed assunzioni di alto livello che sono state fatte in Rai negli ultimi tempi, è stata un’interrogazione parlamentare presentata dal capogruppo di Sel al Senato, Loredana De Petris. Il cui titolo non lascia adito a dubbi: “Arrembaggio di poltrone in Rai prima che si insedi la commissione di Vigilanza, il governo deve intervenire subito”.

Che cosa è accaduto di così grave da giustificare tanto allarme? Semplice: negli ultimi sei mesi, forte di una delibera votata all’unanimità dal Cda Rai solo una settimana dopo il suo insediamento nel 2012, il direttore generale ha nominato oltre una trentina di dirigenti le cui pertinze non ricadono in ambito editoriale. E questo grazie al fatto che devono passare per il cda solo le nomine di reti e testate, mentre quelle cosidette “di sistema”, sono di esclusiva pertinenza del presidente Tarantola e di Gubitosi stesso. In questo modo, le due figure apicali Rai, come d’altra parte aveva indicato Monti stesso per consentire all’azienda di non rimanere soggiogata dai partiti nella sua parte operativa, hanno avuto carta bianca e mano assolutamente libera di reimpostare l’asse organizzativo e dirigenziale della Rai secondo quelle che, a loro giudizio, erano le nomine migliori per garantire la funzionalità e lo sviluppo aziendale.

Il tutto a fronte di un piano di forti incentivi con cui Gubitosi ha mandato via quello che considerava il vecchio corpus dei dirigenti, in alcuni casi anche in odore di corruttele. E fin qui non ci sarebbe nulla di male. Solo che Gubitosi ha commesso l’errore di nominare, in zone assolutamente apicali e strategiche, alcuni dei suoi “amici” professionali più importanti guadagnati nel corso della sua carriera professionale in Wind, Eni e Fiat.

Si legge, infatti, nell’interrogazione della De Petris indirizzata al ministro dello Sviluppo Economico (Zanonato) e delle Finanze (Saccomanni): “Mentre la situazione della RAI segnava preoccupanti problemi di bilancio, la gestione dell’Azienda ha dato adito a dubbi e perplessità sul rispetto delle norme e sul futuro dell’azienda concessionaria del servizio pubblico. Si vuole sapere se la delibera che lascia libertà di assunzione a presidente e direttore generale ha determinato danni al patrimonio e al bilancio dell’Azienda visto che ha consentito l’assunzione dall’esterno di un cospicuo numero di dirigenti apicali come: il direttore delle Relazioni esterne (Costanza Esclapon, ex Wind), il direttore Finanziario (Camillo Rossotto, ex FIAT), il direttore delle Relazioni istituzionali (non ancora arrivato perché il contratto è in via di ratifica, ma si tratta di un ex Wind), il responsabile dell’Audit (Gianfranco Cariola, ex ENI), il direttore generale di Sipra (Fabrizio Piscopo, ex Sky) il vice responsabile degli Affari legali (vicino a Intesa San Paolo) altri due avvocati (uno ex La 7), il vice capo dello Staff del DG (ex Wind)) e spostati una serie di dirigenti di rilievo come il responsabile della Produzione TV (Andrea Lorusso Caputi, prepensionato “d’ufficio” in seguito ad un’indagine interna dai contorni non chiari, ndr)”.

L’interrogazione chiede anche di sapere se “per le assunzioni sopra indicatele, tutte a tempo indeterminato, sono stati seguiti i criteri di professionalità, economicità e trasparenza imposti a tutte le Aziende sottoposte al controllo della Corte dei conti e alla normativa pubblicistica. In particolare “se” da “chi” e “come” è stato valutato che non esistevano risorse interne in grado di occupare le posizioni per cui si è ricorso ad assunzioni esterne”. Quest’ultimo passaggio rischia di mettere in grave difficoltà Gubitosi. La Rai, in quanto azienda pubblica, ha il dovere di sottoporre a gara d’appalto ogni commessa superiore ai 40 mila euro (per beni e servizi) e quando si tratta di nomine dirigenziali dovrebbe – si sottolinea “dovrebbe” – seguire quantomeno la strada della selezione interna (prima) e di quella esterna (poi).

In Rai, com’è ampiamente noto, questo non è mai successo, ma almeno – fino alla precedente consiliatura – le nomine dei dirigenti passavano per il cda Rai. Adesso, non più. E Gubitosi (complice Anna Maria Tarantola), ha fatto man bassa di “amici”. Si legge nell’interrogazione: “Vogliamo sapere se per la valutazione delle risorse interne e di quelle esterne sono stati adottati criteri e procedure proprie di una azienda come la RAI”. Intendendo, con questo, “pubblica”.

Insomma, a pochi giorni dall’insediamento della nuova commissione di Vigilanza Rai, che vedrà probabilmente il grillino Roberto Fico alla presidenza con mandato – soprattutto – di tenere il guinzaglio corto ai pesi massimi del Pdl (da Gasparri a Bonaiuti, passando per Paolo Romani) schierati dal Cavaliere nella bicamerale a tutela del suo perenne conflitto d’interesse, ecco che le opposizioni alzano gli scudi per arginare – stavolta – non una lottizzazione “politica” ma una vera e propria lottizzazione personale. Quella di Gubitosi.

Finito nel mirino soprattutto dopo il pranzo di qualche giorno fa nella Capitale con Gasparri e Romani, durante il quale sarebbero stati presi accordi di “mutua convenienza”; per il proseguimento della funzione di Gubitosi al settimo piano di viale Mazzini, con la benedizione di tutto il Pdl (ora nuovamente in maggioranza nel Cda dopo la decisione del consigliere Antonio Verro di restare in Rai dimettendosi da senatore) in cambio di una forte attenzione alle “esigenze” del partito del Cavaliere, soprattutto sul fronte delle nomine in reti e testate.

Questo, ovviamente, per il futuro. Per il presente, Gubitosi si è blindato portandosi in Rai quasi una squadra di calcio tra amici, conoscenti, professionisti e inquadrandoli come dirigenti di prima fascia della tv pubblica. Quando si dice che avere un “amico” (come Gubitosi) può valere davvero un tesoro…

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