Non ho vissuto abbastanza all’estero per scoprire se quello che si dice su alcuni popoli sia vero o no. Ma ho vissuto a sufficienza in Italia per capire come uno dei luoghi comuni che ci riguarda sia assolutamente vero: l’assenza di assunzione di responsabilità.

Le ultime elezioni amministrative ci hanno dato – qualora ce ne fosse stato bisogno – l’ulteriore prova.

Beppe Grillo (a ragione, secondo il mio inutile punto di vista) dichiara che il MoVimento non è un partito. C’è un fior fiore di analisti che sta studiando il fenomeno, da tempo. Per questo stride ancor di più una dichiarazione perfettamente in linea con i partiti tradizionali. E cioè: la colpa del risultato elettorale deludente è degli italiani che non hanno capito. C’è un’Italia A (Cattiva) e una B (Buona) e alle ultime amministrative l’Italia B (Buona) non è andata a votare. Colpa loro.

Suffragato dal parere di alcuni sondaggisti, Gianni Alemanno ha dichiarato, invece, di essere stato penalizzato dal derby di Coppa Italia Roma-Lazio.

La partita non solo “avrebbe distratto” molti elettori. Ma la vittoria dei biancocelesti non avrebbe creato le condizioni giuste di umore per andare a votare (lui, chiaro).
Quindi, prendendo per buono il ragionamento, se la Roma vinceva, caroselli di auto festanti si sarebbero allegramente recati alle urne ad apporre la croce sul suo nome. Inoltre, secondo lo stesso ragionamento, i tifosi della Lazio, avrebbero votato in massa e allegramente un altro candidato.

Avevamo già sentito che i disastri parlamentari, per esempio nei giorni del Quirinale, erano stati “colpa di twitter”. Che negli ultimi anni l’astensionismo era stato causato dal bel tempo (o cattivo tempo).

E poi, come sempre, la sfilza di “non siamo stati capiti”.
I miei genitori mi hanno insegnato che è cattiva educazione dire “non mi capisci” e che è molto più elegante, e più efficace, un “non mi sono spiegato bene”.

Per quel che riguarda Alemanno, ho una teoria davvero bizzarra: non ha preso i voti che si aspettava perché in molti (compreso il sottoscritto) pensano che abbia amministrato male la città di Roma. Forse, dico forse, altri non sono andati a votare perché delusi dall’operato delle persone in cui avevano riposto la loro fiducia.

Per correttezza scrivo quello che sentiremmo se fossimo in un talk show politico: le amministrative non sono le politiche, è un’analisi grezza, gli italiani sono troppo umorali, non abbiamo la bacchetta magica, adesso sono tutti esperti di politica.

Per carità. Io faccio un altro mestiere.

Allora parlo del mio. Ho partecipato a dei programmi televisivi che sulla carta mi sembravano fortissimi. Sempre cose piuttosto “di nicchia”, chiaro. Li ho fatti perché pensavo fossero interessanti, ben costruiti o, semplicemente, divertenti.
Qualcuno è andato male. Quando qualcuno mi chiedeva: “Secondo te, come mai la gente non l’ha visto?”, la mia risposta è stata: “Forse non meritava di essere visto”.
Punto.

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