Da sindaco di Monreale (Palermo) tentò di cancellare alcune multe che i vigili urbani avevano contestato all’allora arcivescovo Salvatore Cassisa e ad alcuni suoi ex assessori. Per questo motivo Salvino Caputo (foto dal profilo Fb), da quattro legislature deputato regionale del Pdl, è stato condannato ad un anno e cinque mesi per tentato abuso d’ufficio. Una sentenza sulla quale nei giorni scorsi è stato applicato il bollo della corte di Cassazione. Caputo, che alle ultime elezioni politiche aveva guidato la lista Fratelli d’Italia in Sicilia, ha dunque una condanna definitiva sulla fedina penale. Una condanna che arriva proprio nello stesso momento in cui il deputato siciliano è stato appena eletto segretario della commissione antimafia regionale.

Quella condanna però potrebbe costare carissima al deputato rieletto alle ultime regionali di ottobre con quasi seimila preferenze. La condanna definitiva a rigor di legge dovrebbe far decadere l’esponente del Pdl dalla carica. Il condizionale infatti è d’obbligo: se da una parte la legge prevede l’incandidabilità per tutti coloro che abbiano subito condanne definitive superiori a sei mesi , dall’altra occorrerà un lungo iter per certificare la decadenza di Caputo dall’incarico di parlamentare regionale. L’esponente del partito del predellino infatti non intende dimettersi.

A questo punto la palla passerà all’Assemblea regionale siciliana, che potrà discutere la questione soltanto se sollevata in aula. “Aspettiamo il deposito della sentenza, poi la studieremo e cercheremo di sollevare la questione” dichiara Giancarlo Cancelleri, capogruppo del Movimento 5 Stelle all’Ars. “Eravamo già perplessi dell’inserimento di Caputo nella commissione regionale antimafia, dopo la condanna definitiva tocca alla politica sollevare il problema”.

Nel caso di Caputo, il nodo rappresenta la condanna subita dal deputato. Il parlamentare del Pdl è stato infatti condannato per tentato abuso d’ufficio mentre il regolamento che disciplina l’incandidabilità non fa cenno a tentativi di reato. La partita della decadenza di Caputo si gioca quindi tutta sull’interpretazione della legge. Un compito che spetterà alla commissione Verifica Poteri del parlamento regionale: a presiedere la commissione è il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, mentre lo stesso Caputo ne è vice presidente. 

Già nella scorsa legislatura c’era stato un caso simile: quello del deputato dei Popolari d’Italia Domani Santo Catalano. Il parlamentare del partito di Saverio Romano era stato condannato per abuso edilizio e abuso d’ufficio. La commissione Verifica Poteri aveva quindi sancito la sua decadenza dal ruolo di deputato. Poi però in aula, il voto segreto dei colleghi deputati aveva salvato Catalano dalla decadenza, tra grida di giubilo, abbracci e sonori baci stampati sulle guance. 

@pipitone87

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