“Sono stato partigiano con mio fratello. Poi sono diventato partigiano di Gesù. “Partigiano” vuol dire scegliere da che parte stare. E Gesù sta dalla parte degli ultimi, mai del potere“. Si è spento a 84 anni nella sua casa di San Benedetto Don Andrea Gallo, “il prete da marciapiede”, come amava definirsi. Da sempre al fianco degli emarginati e dei più deboli, il sacerdote si è sempre distinto per il suo impegno civile e per il suo sconfinato amore per la Chiesa cattolica, che pur redarguiva per le sue posizioni retrive. “Trovo del cristianesimo negli atei, nelle prostitute, nei miei carissimi barboni” – affermava – “Trovo in loro cioè la buona novella. E’ evangelista chi mi dà la buona notizia, non chi mi dice no all’aborto, no ai divorziati, no agli omosessuali. E la mia amata Chiesa è diventata così misogina e sessuofobica”. Don Gallo ha sempre difeso pervicacemente la dignità della donna, l’uso del preservativo, gli omosessuali. “Ho letto tante volte il Vangelo” – sosteneva – “Non c’è scritto da nessuna parte che le donne erano subalterne agli uomini e che gli omosessuali erano emarginati. C’è scritto che Gesù amava tutti“. Questo affresco video è un omaggio al Don Gallo religioso, al Don Gallo amico di Fabrizio De Andrè, al Don Gallo partigiano, al Don Gallo buontempone, al Don Gallo paladino della legalità. Al Don Gallo splendido e generoso, sempre fedele alla “buona novella”. “Il mio Vangelo è poesia” – diceva – “Il mio Vangelo è musica che fa volare, è una voce che si ispira agli ultimi, è una brezza non violenta, anticapitalista, antifascista, contro l’empietà di chi si crede razza superiore. Ed è anche un pizzico anarchica, nel senso che è aspirazione profonda alla libertà, all’uguaglianza, alla fraternità” di Gisella Ruccia

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