Nei prossimi giorni si completerà il quadro della distribuzione delle deleghe ai trenta sottosegretari. E si capirà quanto peso avranno avuto le logiche spartitorie. O invece, quanto le relative scelte saranno state dettate e orientate a premiare le competenze.

A chi si occupa di turismo stanno tremando da giorni i polsi al pensiero che la delega sulla materia possa finire nelle mani di Simonetta Giordani. Catapultata, in quota Renzi, dalle relazioni esterne di Autostrade Spa al sottosegretariato, la Giordani reggerà, a meno di colpi di scena, la delega sul turismo. Nonostante non abbia maturato particolari competenze in tema di politiche di promo-commercializzazione turistica.

“Passano i governi, fanno tutti dei gran bla bla sul turismo e poi come sempre mettono quello/a a cui non si sa cosa far fare, senza esperienza… Una storia vecchia, questa, che risale alla notte dei tempi e che purtroppo non cambia e così assistiamo da anni inesorabilmente al declino dell’Impero Turistico Italiano”, è lo sfogo di uno dei massimi esperti italiani di marketing turistico.

E in effetti la assegnazione, alla Giordani, del presidio istituzionale sul turismo, sarebbe l’ennesima conferma di un indirizzo che fa del turismo stesso, da troppi anni, la cenerentola dei temi oggetto dell’agenda governativa.

Ma vi pare che un settore che occupa 3,5 milioni di persone (il 15% degli occupati in Italia) e che pesa sul Pil più o meno per il 10% possa continuare a essere ignorato, soprattutto ora che versa in una situazione di crisi strutturale?

È questa la domanda che circola nell’ambiente. Perché il turismo è una materia complicata e non è certo di per sé bastevole avere significative capacità relazionali e ottimi rapporti con i media, per occuparsene.

Trattare di turismo significa conoscerne le pieghe, innanzitutto nella sua dimensione e nelle sue dinamiche prettamente economiche. Fare un buon servizio al turismo vuol dire coltivare al meglio il rapporto con le Regioni, con l’Enit e lavorare con piena cognizione di causa a favore di una crescita qualitativa di milioni imprese per promuoverne pure la proiezione internazionale.

Ma governare il turismo porta con sé anche la necessità di partecipare con dignità ai tavoli di lavoro dell’Ocse, della Ue e del Wto, per concorrere a definire politiche di sistema utili al Paese. Senza considerare che c’è da voltare pagina nella gestione dei fondi Poin per lo sviluppo turistico del Sud, sul fronte della messa a regime, dopo anni di tragedie e sprechi enormi, del portale www.italia.it.

Per non parlare della grandissima occasione, per il comparto, rappresentata dal’Expo. Un treno in corsa, questo, che va governato e che è difficile pensare abbia avuto molto spazio nelle giornate lavorative di chi fino a pochi giorni fa è stato affaccendato a oliare i meccanismi delle relazioni pubbliche in materia di autostrade.

Una persona con competenze non sufficienti come farebbe anche solo ad approcciare i tanti e difficili temi sul tappeto? Il rischio, allora, è che prevalga l’improvvisazione. E che si sprechi l’occasione di un governo, che a parole dichiara attenzione per economia e lavoro, per mettere in campo una vera e propria politica industriale sul turismo.

“Letta ha cambiato, con tempestività e coraggio, la delega alle Pari Opportunità – è l’amara considerazione di uno dei massimi imprenditori turistici nazionali – , abbia lo stesso coraggio, se davvero crede nelle potenzialità del Turismo, di nominare un Sottosegretario ad hoc e ferrato, magari fuori dal Cencelli”.

Twitter: @albcrepaldi

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