Elektron

di Cinzia Baldini

 

Cap. 1

L’aria è mite, piacevole, carica di effluvi odorosi.

Dalle colline tratteggiate in lontananza, il fiume scende veloce riflettendo i pallidi bagliori dorati dell’opaca luce del sole pomeridiano.

Raccogliendosi in sinuose pieghe e complicati risvolti, lambisce nervoso e gorgogliante gli argini ricchi di vegetazione.

Dall’umore ribollente delle acque pure e cristalline, microscopiche gocce si sollevano e, danzando col pulviscolo nell’atmosfera circostante, creano piccoli arcobaleni luminosi.

Digradando verso la pianura, l’irregolarità del terreno si ammorbidisce e perde la sua asprezza.

Fin dove riesce a posarsi lo sguardo è un alternarsi di alberi di ulivo colmi di zagara profumata e filari di vite allineati e impettiti che offrono alla carezza del sole i piccoli grappoli ancora immaturi.

Il cielo, striato di nuvole bianche, è solcato in ogni direzione da nutriti stormi di uccelli.

È appena terminata la cova e ai convulsi corteggiamenti si sostituisce la cura dei piccoli e le prime goffe prove di volo seguite e accompagnate dai rauchi richiami e frenetici frollare di ali degli adulti.

Assorta e con lo spirito in comunione con il paesaggio, la donna si volta da ogni lato per goderne appieno la visione e aspirarne gli aromi sospesi nell’aria.

Il suo sguardo scruta con attenzione tutto ciò che la circonda e anche se conosce alla perfezione ogni declivio, ogni minimo avvallamento del terreno, il luogo le appare sempre nuovo e tutto da scoprire.

Lo scenario bucolico, tranquillo e rassicurante, è sempre lo stesso, quello che ogni giorno accoglie il suo ritorno a casa, ma lei non si stancherebbe mai di osservarlo.

Le iridi, di un indefinibile colore viola, ombreggiate da lunghe ciglia scure, si volgono, ora, verso il lontanissimo globo lucente e sfocato del secondo “sole”, di cui sta godendo il tiepido abbraccio, ora, verso le colline brunite in lontananza, ora, verso il boschetto di querce poco lontano.

Un piccolo cerbiatto attira la sua attenzione. Li ha avvistati spesso nei dintorni, ma mai così in prossimità della sua abitazione.

La donna avanza adagio. L’animale sdraiato a terra non accenna ad alzarsi. Si limita a volgere verso di lei i grandi occhi dolci e pieni di terrore.

«Cosa c’è piccolino? Hai perso la mamma?» gli sussurra piano per non spaventarlo, accoccolandosi vicino a lui.

Il cucciolo dal musino appuntito alza la testa e annusa l’aria, poi emette un incerto belato.

«Perché non provi a fuggire com’è nella tua natura. Cosa te lo impedisce?» si preoccupa la donna.

Quasi in risposta alla domanda l’animale inizia a leccarsi una zampina anteriore coperta di sangue.

La donna allunga una mano «Buono, piccolo amico, buono» lo rassicura grattandogli la testolina bionda. «Fammi vedere come posso aiutarti».

Il dolore del cucciolo è evidente. Vorrebbe fuggire ma solo un debole tremore agita il corpicino disteso in terra.

La donna esamina con aria professionale la brutta ferita. «Hai la zampina ridotta maluccio, piccolino» diagnostica. «Dovrò risistemare l’osso che si è rotto e fuoriuscendo ha lacerato il tessuto all’intorno. Ti lascerò da solo per il tempo necessario a prendere gli strumenti medici idonei al tuo caso. Ti prometto che, tra non molto, tornerai a zampettare allegro nel prato».

Il giovane cervo segue incuriosito, con gli occhioni languidi accesi di speranza, la donna che a veloci falcate si allontana da lui.

La sua salvatrice entra velocemente in casa e altrettanto rapidamente ne esce portando con sé una borsa. Nel compiere il breve percorso estrae uno strumento e lo stringe tra le mani per fargli prendere il suo odore.

Si inginocchia nuovamente davanti al cucciolo e glielo pone vicino al muso.

L’animale lo annusa e non mostra traccia di paura, anzi la manovra sembra tranquillizzarlo e la donna ne approfitta per passarglielo una prima volta sopra la zampa ferita.

«Hai visto com’è stato semplice, cucciolo? Ora la parte è anestetizzata e tu non hai più dolore ma a me spetta il compito più difficile» gli sussurra, mettendo nella voce quanta più dolcezza possibile.

Quindi afferra, con estrema cautela, l’arto e con movimenti rapidi e precisi riporta l’osso nella sua sede naturale.

Il cucciolo scruta ogni gesto con estrema attenzione. Solo qualche debole fremito nel manto castano-dorato lascia percepire il suo nervosismo.

 La donna gli sorride «Ho quasi finito» lo rassicura.

Ripassa nuovamente lo strano strumento vibrante sulla parte ferita che ritorna perfettamente sana e integra.

 «Vai ora! Libero e guarito torna dalla tua mamma che ti starà aspettando con ansia» lo esorta aiutandolo a drizzarsi sulle quattro zampe.

 Il cervo le lecca le mani e, dopo un attimo di incertezza, si alza. Quasi incredulo, muove alcuni passi e, rassicurato, inizia a saltellare. Emette sonori belati per richiamare la mandria e fiutando l’aria si allontana correndo verso il boschetto.

La donna non si muove. Si attarda a osservarlo. Quando lo vede fermarsi bruscamente e girare la testa nella sua direzione prima di sparire nel fitto della vegetazione lo saluta, intenerita, con una mano.

Appagata e serena, si volta per rientrare nell’abitazione.

 Nello stato di grazia in cui si trova, osserva compiaciuta la sua casa perfettamente integrata in quell’angolo di paradiso. Dipinta di un caldo colore pastello e dotata di ogni genere di confort, tecnologica e funzionale, si adatta al contesto ambientale senza profanarlo con la sua presenza.

“Un eden, dove tutto è immerso in un’atmosfera di indefinibile serenità, un universo unico di profumi, suoni e colori che porterò sempre con me. Per questa terra in cui sono nata sarei pronta a dare ogni singola goccia del mio sangue, anche sacrificare la vita se necessario” pensa con orgoglio mentre le dita, involontariamente, si stringono sull’insolito oggetto medico che ha tra le mani e che, colpito dai fievoli raggi del piccolo sole, emette bagliori ramati.

La donna abbassa le palpebre e, mentre varca il cancello, un sospiro le sale alle labbra: «Il mondo che amo… e che sto per lasciare…».

 

Quarta di copertina

Il “Messaggero Spaziale”, una sonda scientifica inviata verso la costellazione di Orione con lo scopo di studiare il sistema stellare di Sirio, trasmette, sulla Terra, dati incoerenti che segnalano la presenza di un elemento di disturbo nei pressi dei cieli meridionali del sistema solare. Un gruppo di archeologi, invece, nell’oasi di Kharga, nel deserto occidentale egiziano, in seguito ad un drammatico evento criminoso trovano una strana sepoltura protetta dal prototipo di un missile.

Mentre i dati trasmessi dal “Messaggero Spaziale” indicano che l’ignoto disturbatore celeste è un gigantesco pianeta in avvicinamento, avvolto da un incredibile alone arancione, gli archeologi riesumano un sarcofago inviolato all’interno della tomba.

L’identità della mummia cristallizzata, sepolta al suo interno, lascerà turbati e increduli gli archeologi e il mondo intero.

 

Note biografiche

Cinzia Baldini (Roma 1960) vive al Lido di Ostia. Oltre a scrivere, legge testi e riviste di egittologia e archeologia “eretica” di cui è appassionata. Nel 2009 l’ACIPAS – Associazione Commercianti Imprenditori Professionisti Antiracket Sortinese – le ha conferito una pergamena per il racconto “In nome della legge” con la seguente motivazione: «Per averci saputo emozionare raccontandoci una storia di servitori dello stato “Eroi loro malgrado».

Nel 2010 dal XIII Municipio del Comune di Roma ha ricevuto il riconoscimento “Donna dell’anno 2010” per la cultura. E’ curatrice di Art Litteramwww.art-litteram.com, una rivista telematica rivolta ad autori ed artisti esordienti e non solo. Ha fatto parte del comitato di lettura per la selezione delle opere finaliste al concorso letterario nazionale “Città di Sortino” negli anni 2011 e 2012. Ha curato la prefazione di alcuni volumi di racconti e narrativa editi da Linee Infinite Edizioni. E cura la collana “Romantika” di Linee Infinite Edizioni.
E’ coautrice della sceneggiatura teatrale “Processo a Giuda”, che ha vinto la IV Edizione del Premio di Scrittura Teatrale “FARA NUME” – indetto dal Teatro Fara Nume di Lido di Ostia e rappresentato nello stesso teatro. Con Linee Infinite Edizioni ha pubblicato: “Semplicemente donna”; “Orichalcum; “Il veleno di Circe”; “L’orologio parallelo”; “Non nobis domine – I Custodi della Verità”

cinzia.baldini@email.it

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