Non poteva che finire così. Dopo l’imboscata in Parlamento dei 101 franchi tiratori Romano Prodi, il fondatore dell’Ulivo, leader e presidente del consiglio Pd che riuscì a battere Pdl e Silvio Berlusconi due volte, non rinnoverà la tessera del Pd.

E’ stata la sua fedelissima portavoce, l’onorevole Sandra Zampa, ad annunciare il disinteresse del Professore per la nuova sottoscrizione al circolo Galvani, la sede Pd di via Orfeo dove proprio dopo l’alleanza di governo con il Pdl i militanti dimostrarono il loro dissenso con biglietti e cartelli appesi alle saracinesche e la giovane coordinatrice si scusò: “Avete ragione voi”.

“Il Professore non passa il suo tempo a pensare alla tessera, ma è evidente che la cosa è finita“, ha spiegato la Zampa, “Nessuno tra l’altro si è ancora affrettato a chiedere a Prodi di rinnovare la tessera e temo che nessuno avrà il coraggio di alzare il telefono”. Parole di fuoco che il Professore non conferma e non smentisce, infittendo ancor di più i significati di un silenzio sul futuro della sua presenza all’interno dei Democratici.

“Io spero che non sia così, anche se la vigliaccata che ha subito è dura da digerire e non solo per lui”, ha aggiunto Raffaele Donini, segretario provinciale bolognese del Pd, “Per noi democratici bolognesi resta un riferimento insostituibile”.

Difficile comprendere se il Professore sia rimasto più male dalla mancata elezione al Quirinale o dal lento ma deciso spappolamento che il Pd sta subendo dopo l’alleanza di governo con Berlusconi: “I nemici di Prodi si sono vendicati di essersi sentiti a causa sua costretti a una ipocrisia, a onorarlo cioè a parole come padre di un partito nei fatti mai nato”, ha spiegato un altro prodiano della primissima ora, Arturo Parisi, “costretti a riconoscersi in pubblico in un progetto nel quale troppi, tra i capi, non hanno mai creduto. Si riconosce un padre solo a partire da un figlio. È per questo che i franchi tiratori hanno scelto l’ombra. Pur diverso l’uno dall’altro, ognuno dei 101 avrebbe dovuto dichiarare che il Pd raccontato a parole era per lui, nei fatti, una menzogna”.

Dal 12 settembre 2008 Romano Prodi presiede il Gruppo di lavoro ONU-Unione Africana sulle missioni di peacekeeping in Africa e in particolar modo nella zona del Mali. Un compito di livello internazionale svolto  insieme ad un’altra ventina di funzionari diplomatici pari grado, che però scadrà ad ottobre 2013. Difficile vedersi rinnovato l’incarico e ancora più improbabile la carriera nella segretaria Onu come si era paventato in passato. Impossibile, infine, giurano gli amici più cari che Prodi mediti di tornare in sella magari come candidato sindaco di Bologna. Probabile che invece la tessera non rinnovata del Pd sia l’ultimo capitolo di un’avventura che ha come prossima tappa la mansione di “nonno” dei suoi tanti nipotini. (d.t.)

 

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