E’ davvero conflittuale il rapporto tra il Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini ed il web. Mentre le polemiche sollevate dalle sue dichiarazioni a proposito dell’inadeguatezza delle attuali leggi a governare la circolazione dei contenuti online non si sono ancora placate, il neo Presidente della Camera torna a far parlare di sé e della sua straordinaria preoccupazione per la propria immagine online.

Alessandro M., blogger emiliano, infatti – stando a quanto racconta Il Giornale – si sarebbe visto piombare la polizia delle telecomunicazioni dentro casa per aver ri-pubblicato l’ormai famosa foto della donna somigliante al Presidente della Camera, a seno nudo, su una spiaggia, con un invito pubblico ad inviare all’On. Boldrini foto osé dello stesso genere. La polizia sarebbe stata inviata a casa del giovane blogger dalla Procura della Repubblica di Roma che, come è noto, ha già aperto un procedimento penale contro un giornalista che sarebbe stato il primo a postare la foto incriminata.

Sul punto è bene essere assolutamente chiari. Non c’è niente di strano né di scandaloso che giudici e forze dell’ordine indaghino in relazione a condotte come quella della quale si discute allo scopo di accertare se e quali reati siano stati commessi.

Si tratta, anzi, della migliore conferma dell’assoluta infondatezza delle preoccupazioni sollevate dall’On. Boldrini a proposito della presunta “anarchia del web” e della altrettanto presunta difficoltà di individuare i responsabili delle condotte illecite perpetrate online. Evidentemente – considerata la frenetica attività delle ultime settimane ed i risultati di magistratura e forze dell’ordine a tutela dell’immagine del Presidente della Camera dei Deputati – le leggi ci sono e giudici e poliziotti sono perfettamente in grado di applicarle e farle rispettare anche online.

Tanto chiarito, il punto però, questa volta è un altro.

Siamo sicuri che le leggi che ci sono siano uguali per tutti e che tutti i cittadini abbiano le stesse concrete possibilità di vederle applicate da parte di giudici e forze dell’ordine? La sensazione, ad osservare dall’esterno, i fatti di questi giorni è che, sfortunatamente, non sia così.

E’ difficile, infatti, credere che magistratura e polizia delle telecomunicazioni seguano con eguale zelo e tempestività tutte le vicende nell’ambito delle quali l’immagine di un cittadino qualunque – ma, forse, persino di un personaggio pubblico qualsiasi – appaia lesa attraverso la diffusione, online, di immagini osé e frasi inopportune, ineducate e sopra le righe.

Si tratta di un aspetto centrale della vicenda che vede coinvolto il Presidente della Camera dei Deputati.

Sarebbe, infatti, gravissimo se emergesse che per garantire la tutela dell’immagine dell’On. Boldrini e cercare di frenare la diffusione online della famigerata immagine della sua “sosia” a seno nudo, magistratura e forze dell’ordine avessero distratto risorse ed energie che, invece, avrebbero potuto e dovuto essere dedicate al perseguimento di uno qualsiasi dei tanti illeciti – o presunti tali – ben più gravi che, proprio il Presidente della Camera dei Deputati ha denunciato, nei giorni scorsi, nel corso della propria intervista.

Femminicidi, stalking online, minacce di morte e di stupro, incitamenti all’odio razziale, infatti, non hanno nulla a che vedere con la vicenda – benché anch’essa grave e biasimevole – al centro dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Roma che vede come parte lesa l’On. Laura Boldrini né con le visite che la polizia delle telecomunicazioni sta facendo ai tanti blogger che hanno postato e ripostato “l’immagine della vergogna”.

L’atteggiamento del Presidente della Camera dei Deputati, risulterebbe, straordinariamente contraddittorio: da una parte lamenta, nell’interesse comune, l’eccesso di violenza che resterebbe impunita online e dall’altro “esige” un’attenzione particolare da parte di magistratura e forze dell’ordine nella consapevolezza di distrarle dall’esercizio dei propri compiti nell’interesse di tutti gli altri cittadini “normali”.

E’ un dubbio che va fugato senza ritardo.

E’, urgente, che i Ministri della Giustizia e dell’Interno si presentino in Parlamento e chiariscano se la Procura della Repubblica di Roma abbia o meno riservato al “Caso Boldrini” un binario privilegiato e d’urgenza rispetto alle migliaia di altre denunce e querele, per fatti analoghi, da evadere e se altrettanto abbia fatto la polizia delle telecomunicazioni, dedicando alla vicenda dell’On. Boldrini maggiore e più tempestiva attenzione rispetto a quella riservata alle decine di migliaia di analoghe segnalazioni.

Rispondere a questa domanda è una questione fondamentale di civiltà e di democrazia che viene prima di qualsivoglia altra preoccupazione sulle regole del web.

Se il Paese dispone di leggi, giudici e poliziotti in grado di reprimere tanto tempestivamente il meno grave degli illeciti online, allora, sembra arrivato il momento di farla finita di rappresentare il web italiano come il più violento dei far west se, invece, così non è, il Presidente della Camera ed i Ministri della Giustizia e dell’Interno devono spiegare al Paese perché un onorevole cittadino ha diritto a leggi, giudici e polizia più solerti ed efficaci rispetto a quelli cui ha diritto un normale cittadino.

Dal Presidente della Camera dei Deputati, ci si aspetta che -come dovrebbe fare ogni buon comandante di nave – metta in salvo prima il resto del Paese e poi pensi a sé stessa e non che “approfitti” di ruolo e funzioni per salvare prima sé stessa – o meglio ancora la propria immagine online – e poi gli altri cittadini italiani.

Quanto sopra – val la pena scriverlo chiaramente per evitare di veder ingolfata l’attività della magistratura con un’ennesima querela per diffamazione proprio in relazione al contenuto di questo post – ovviamente, nei limiti in cui risultasse accertato che il Presidente della Camera abbia esercitato pressioni su forze dell’ordine o magistratura per accedere ad una corsia preferenziale di tutela.

 

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