Solo oggi posso pubblicare questo pezzo, in ritardo perché solo oggi, in maggio, è giunto l’encomio ufficiale tributato nel consiglio comunale di Trani agli agenti di Polizia protagonisti di questa vicenda. Ci sono storie che definirei “glocal” perché nel loro carattere strettamente locale disvelano questioni globali di una certa rilevanza. E allora la sorte di un ragazzo di ventidue anni diventa la metafora dei nostri tempi con un inaspettato lieto fine, grazie alla professionalità di quei servitori dello Stato che con miseri stipendi vigilano sulle nostre notti. Dobbiamo augurarci che momenti di tanta alta umanità siano quotidiani sempre. 

Il buio attorno e il casolare diroccato da sfondo. Niente luci sfavillanti e solo le sembianze umane dell’albero con i suoi rami protesi come braccia cui Roman (è un nome di fantasia) affida i suoi ultimi gesti, tanto insani quanto tragici. A ventidue anni quella notte, la notte di Natale, dovrebbe avere altri significati, altri pensieri. Per Roman invece il peso della nostalgia è troppo elevato. I suoi fratelli, i genitori e suo figlio lontani, mentre lui si barcamena in mille faccende in questa Trani sul mare. Chiusi i conti col presente e affidati a una corda i suoi ventidue anni, Roman questa volta incontra due angeli della Volante. Un amico preoccupato chiama il Commissariato, la Volante, che sa dove cercare, in un attimo arriva al casolare. I due agenti sono veloci. Sono esperti e due giorni prima, in un altro caso, sono arrivati quando era ormai troppo tardi. Questa volta intuiscono che non è finita per il ventiduenne. Il primo prende le gambe sulle spalle innalzando il ragazzo, il secondo taglia la corda sull’albero. La vita che sembrava essersi allontanata un attimo dal giovane torna insistente come solo lei sa fare. E’ la notte di Natale e quel casolare sembra un presepe con un ragazzo per terra e due agenti della volante a rianimarlo. Arriva il 118 ed è fatta. Gli agenti seguono il ragazzo fino all’Ospedale. Lo conoscono, per loro è un volto noto, lavorava in un grande negozio di biciclette, e poi si arrangiava in altri modi, ma sempre legali. Il suo gesto frutto della solitudine, non lo capiscono. Loro lo chiamano scherzosamente Roman, lo tranquillizzano, lo rasserenano come solo certi poliziotti sanno fare. Uno gli racconta le molte notti di Natale che ha passato lontano dai suoi figli a Milano, per fargli capire che è frequente a quell’età passare le Feste da migrante.

Roman è un ragazzo Rom. La sua storia capitata durante la Notte di Natale del 2012, ci ricorda che per molti il Natale non brilla. Ci ricorda anche che mentre tutti sono a cena attorno a tavole imbandite con addobbi luccicanti, per molti quella notte è un casolare oscuro con un albero senza luci. Ai due agenti di Polizia che sono intervenuti salvando questa vita, questo è apparso il presepe vivente più vero. Ne hanno viste tante pur essendo giovani, ma la notte di Natale restituita a Roman, non la dimenticheranno facilmente. Secondi che ricacciano indietro il tempo e fanno prevalere la vita. Quella divisa blu che indossano e che spesso viene fraintesa, insultata, derisa, è cosa di cui andar fieri e che riempie di orgoglio tutti noi italiani. La volante di Natale che ha salvato Roman continua a girare anonima, e insieme a loro migliaia di volontari anonimi, di operatori sanitari, di pompieri vigilando sulla nostra serenità. 

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