La misoginia sta tornando di moda: alle Iene, un tempo programma “progressista” e politicamente corretto, nella puntata del 5 maggio, un’associazione di padri separati accusa le ex mogli delle peggiori nefandezze, prima fra tutte quella di ridurli sul lastrico (anche se la Caritas attesta che le vittime della povertà sono soprattutto donne single e uomini sì, ma extracomunitari). I padri separati, alle Iene, negano tutte le statistiche sulle molestie pedofile, da parte dei padri separati, e sulle violenze contro le ex mogli. Tutto falso, tutte menzogne suggerite dal “club delle prime mogli”.

La generalizzazione contro tutte le ex, e di conseguenza contro tutto il genere femminile è evidente, l’odio misogino è palpabile. Del resto, adesso Le Iene è presentato da Teo Mammuccari, conduttore da sempre simpatico come un avviso di sfratto, noto per la sua solidarietà con il genere femminile: le ragazze seminude che posizionava sotto tavoli di vetro, già pronte in posizione “fellatio”, ne sono state fulgido esempio.

Che esistano ex mogli perfide e vampire succhiatrici di sangue siamo tutti d’accordo. Io non ne conosco, ma sicuramente esistono. Io conosco una valanga di ex mogli disperate che non ricevono un euro dal loro ex marito, ex marito quasi sempre più ricco di loro, che spesso intraprende lotte all’ultimo sangue a suon di avvocati. Nonostante questo, cioè il fatto che io non ne conosca, sono certa che esistano ex mogli stronze. Che le ingiustizie, o meglio i reati, ai danni delle ex mogli siano un falso, questo invece non lo credo.

L’odio misogino è di moda. Non solo alle Iene. Qualcuno, in Italia, sta arrivando a negare che la violenza contro le donne sia un’esagerazione, forse anche una menzogna. I dati Istat parlano chiaro, un femminicidio ogni tre giorni in Italia. Ma sono tutte balle, si sa, anche l’Olocausto non è mai esistito, è un delirio inventato dalle sette ebraiche assetate di potere.

In questi giorni è accaduto anche che su Amazon, dopo le proteste, hanno ritirato dal commercio un manichino-zombie, con fattezze femminili. Bisogna puntualizzare che sono in catalogo anche zombie maschi, solo che questi sembrano davvero dei “non -morti” con tanto di facce cadaveriche, capelli unti e vestiti strappati: sembrano Dario Argento un po’ meno impressionante. Invece i manichini donna sono molto più realistici e somiglianti a donne vere con tanto di capelli fluenti e seno prosperoso. Bene, ma che cosa se ne fanno di questo manichino? Perché lo comprano? Semplice: per sparargli addosso e quando gli spari il fantoccio realisticamente sanguina. Guarda caso il manichino-donna, viene subito soprannominato “The ex“. Fantastico! “Beh – ha obiettato qualcuno – ma all’origine non si chiamava “The ex”, era solo un manichino su cui sparare”. Ma certo che c’è di male? Alla mattina quando non sai che cazzo fare ti alzi e scarichi la tua Uzi su un manichino femmina così realistico che si mette a sanguinare. Se poi ti immagini che sia la tua ex, lo sfogo è completo. Tutto normale, che c’è di strano?

La misoginia impazza. Le femministe hanno rotto le palle, e con loro tutto il genere femminile, che tornino nel tinello dedite al culto del Fornet. Le donne stressano, troppa libertà le sta rovinando, adesso si permettono anche di guadagnare più dei mariti e pure di lasciarli quando non li amano più. Vergogna! Se poi qualcuno per vendetta spara a un manichino è il minimo, e se spara alla ex in carne ed ossa, beh, il passo è breve. 

Alcuni uomini, pochini a dire il vero, cominciano ad interrogarsi se non ci sia qualche seme di psicopatologia nel genere maschile. Gli altri tacciono, continuando tranquilli a tagliarsi le unghie dei piedi col tronchesino davanti alla tv, sfregiando con i monconi di unghia volanti, le piante del salotto.

Se in Italia venisse ucciso un maschio ogni tre giorni, se un uomo su tre tra i 16 e i 70 anni fosse stato vittima nella sua vita dell’aggressione di una donna, se 6 milioni 743 mila uomini avessero subito violenza fisica e sessuale da parte di donne, come dicono gli ultimi dati Istat (a proposito del genere femminile ovviamente), se quasi 700mila uomini, avessero subito violenze ripetute dalla partner e nel 62,4% dei casi i figli avessero assistito a uno o più episodi di violenza; se, continuamente, gli uomini fossero vittime di molestie, stalking, palpeggiamenti vari, se tutto questo fosse per assurdo la condizione maschile in Italia, succederebbe il finimondo. Giornali, tv pubbliche e private, riviste, blog e social network, tutti urlerebbero (giustamente) allo scandalo. Bruno Vespa godrebbe come un porco davanti ad un plastico nuovo di zecca, come non gli capita dai tempi di Cogne; persino il Papa scenderebbe in piazza con la kefiah (non so perché ma me lo vedo così). Le donne stesse si martirizzerebbero, anche quelle innocenti espierebbero i loro sensi di colpa con un surplus di lavori domestici, si prenderebbero a schiaffi da sole, andrebbero in massa a messa o a fare terapia di gruppo, infine si darebbero allo shopping compulsivo, ma quello già lo fanno. Se…..

Invece la questione continua a riguardare la violenza sulle donne da parte di uomini, una violenza di massa di segno opposto non esiste. Eppure, di fronte a tutto ciò, gli uomini, anche quelli sani, anche quelli non violenti dormono. Gli altri, i malati, se si svegliano è anche peggio.

E di fronte a tutto ciò io continuo ancora a sentire questa frase: “Sì, ma le donne usano la violenza verbale“. Verissimo. Infatti mi associo anch’io: “Ma vaffanculo!”

Alessandra Faiella (per #Kotiomkin)

 

Articolo Precedente

Femminicidio, i numeri sono tutti sbagliati

next
Articolo Successivo

Metodo Scotland, così Londra sconfigge la violenza domestica

next