I pm lo vogliono politicamente morto ed è per questo che il Pdl scende in piazza. Ma a mettere in crisi il governo Letta non sarà certo il Pdl. L’assicurazione arriva da Silvio Berlusconi che a TgCom24 dichiara: “Non saremo noi a mettere in crisi questo governo. Queste sentenze arrivano in un momento cruciale, mentre cerchiamo di tirare fuori l’Italia dalle difficoltà con una collaborazione non facile con il Pd’’. Il Cavaliere ne parla quasi con orgoglio: “Una collaborazione che pochi pensavano fosse possibile realizzare, un tentativo storico di portata superiore a quella del governo Andreotti. Andremo avanti su quella strada per poter realizzare le riforme per rendere l’Italia un Paese pienamente governabile”. Al Tg4 aggiunge: “Andremo avanti perché solo così si potranno realizzare quelle riforme che abbiamo promesso in campagna elettorale e per rilanciare l’economia e per rendere l’Italia un paese governabile”.[brightcove]2369983159001[/brightcove]

L’ex presidente del Consiglio si sofferma sulla questione giudiziaria. “Ci troviamo in un momento storico difficile – spiega – dove la coesione deve essere nazionale e deve prevalere sulla demonizzazione dell’avversario. Chi non ha capito che la via delle riforme è l’unica strada per portare l’Italia in sicurezza sono i magistrati politicizzati, accecati da un odio pregiudiziale che mi vorrebbero interdetto e politicamente morto. Noi resisteremo per deludere le loro aspettative e fare il bene del nostro Paese”. Il capo del Pdl comunque sottolinea lo sforzo nel separare la sua questione giudiziaria con quella del governo: “Ma certo, ma non saremo noi a interrompere la strada della pacificazione che abbiamo deciso e voluto dopo tanti anni di scontri aspri – insiste – Dobbiamo sforzarci per tenere separate le vicende personali di Berlusconi e del governo e delle riforme, non è uno sforzo facile perché l’accanimento contro di me è ostentato e pesante”. 

Berlusconi definisce la sentenza di ieri “una provocazione preparata dalla parte politicizzata della magistratura che da vent’anni cerca di eliminarmi come principale avversario della sinistra e il rinvio a giudizio di Napoli fa parte di questo uso politico della giustizia. Ora abbiamo fatto molto per dare un governo forte e stabile all’Italia e non metteremo certamente in discussione il governo per una sentenza assolutamente iniqua e infondata”.

E entra nel merito della sentenza: “E’ ridicolo – dice – accusarmi e condannarmi per una presunta evasione fiscale di 3 milioni di euro nell’anno in cui il mio gruppo ha versato all’erario 567 milioni di euro”. Sulla manifestazione che si terrà a Brescia ha aggiunto: “A Brescia dirò che resto in campo e parlerò delle riforme di cui l’Italia ha bisogno. Parleremo anche di riforma della giustizia, che significa parità tra accusa e difesa, separazione delle carriere, di responsabilità civile dei magistrati e le carceri”.

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