I partiti come oligarchie sorde a ciò che le circonda. E’ questa l’analisi impietosa che emerge durante il dibattito “Società, partiti e governo, il triangolo rotto”, organizzato da Editori Laterza, nella sede romana di via Villa Sacchetti. Tanti i  presenti: tra questi Fabrizio Barca, Stefano Rodotà, Piero Ignazi. “I partiti sono così abituati ad avere il monopolio che quando nasce qualcosa dal basso la rigettano come anti-politica, ma c’è anche quella che io chiamo l’altra politica”, afferma Rodotà nel suo intervento. L’altra politica di cui parla il giurista è quella che si è mobilitata per le elezioni milanesi con la vittoria di Giuliano Pisapia e per i Referendum del 2011, il tutto attraverso la Rete. “Stiamo attenti a non demonizzare il web, perché per paura di Beppe Grillo, rischiamo di soffocare le istanze che provengono dai cittadini”. Al centro della giornata la crisi del Partito democratico che si prepara all’assemblea nazionale di sabato. La linea che pare emergere è la nomina pro tempore per Pierluigi Bersani che serva a traghettare il partito verso il congresso nazionale. La designazione dei presidenti di Commissione crea ulteriori mal di pancia in una base in fermento da giorni. “Non stiamo appaltando tutto a Berlusconi, anche lui ha preso degli schiaffi, la Convenzione non nascerà, Nitto Palma non è passato, e per approvare delle leggi, come lo ius soli proposto dal ministro Kyenge, la maggioranza si può creare con il M5s” afferma il senatore del Pd, Corradino Mineo  di Irene Buscemi

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