Per una ricetta davvero speciale prendete una buona dose di creatività ed estro artistico, aggiungete solidarietà a piene mani e amalgamate con un pizzico di sana pazzia mettendo tutto… in una pentola. È da un mix di questo tipo e dall’impegno degli organizzatori che è nata la campagna benefica Crazy for Zambia, partita poco dopo metà aprile da una semplice intuizione e trasformatasi in un vero fenomeno virale online. Di cosa si tratta? Dell’invito rivolto alle persone ad inviare via Facebook una propria foto in bianco e nero che le ritragga con una pentola in testa per sostenere i progetti di Sport2Build, un’associazione che lavora soprattutto nei paesi in via di sviluppo per migliorare le condizioni di giovani e bambini usando lo sport come strumento di sviluppo e pace: «L’idea è nata quasi per caso – spiega Paolo Spada, creatore dell’iniziativa per l’agenzia Insana – quando durante uno shooting video io e l’amico fotografo Valentino Candiani ci mettemmo una pentola in testa per far ridere una modella». Da lì la scelta di lanciare questa campagna e metterla a disposizione dell’attività di Sport2Build, con cui Spada era già in contatto: «Vogliamo sperimentare un tipo di comunicazione diversa. Solitamente quando si vuole portare all’attenzione dell’opinione pubblica la situazione difficile di alcuni Paesi africani si gioca sui toni cupi del “senso di colpa” con immagini di bambini denutriti e sofferenti. Noi invece desideriamo lavorare sul concetto del divertimento e della gioia del donare». Un messaggio che ha colpito nel segno, visto che in soli 10 giorni, senza nessuna particolare opera di promozione, col solo passaparola sono giunte alle pagine Facebook di Sport2Build e Insana Academy oltre 700 foto provenienti da più di 10 paesi, con una crescita che è proseguita costante anche nelle settimane seguenti.

In tutti gli scatti, alcuni anche di alto livello tecnico, i partecipanti hanno cercato di dare una loro personale interpretazione della “pazzia” utilizzando le pentole della propria cucina. Ma per quale motivo sono stati scelti proprio questi oggetti? «Perché rappresentano il cibo, che è un potente strumento di unione. Sedersi a tavola e condividere un pasto è il primo passo per l’integrazione tra la cultura occidentale e quella locale che lì si incontrano e cominciano a confrontarsi». L’iniziativa mira a sostenere in particolare il progetto della costruzione in Zambia, con materiali eco-sostenibili, di un’innovativa scuola che assocerà lezioni in classe con sport, arte, danza e attività manuali per assicurare lo sviluppo dei bambini: «La nostra attività è iniziata nel 2006 – spiega Serena Borsani, fondatrice di Sport2Build insieme a Matteo Sametti – e con questa campagna miriamo a farci conoscere in maniera massiccia a livello nazionale e internazionale, dando visibilità alle problematiche delle quali ci occupiamo». Il primo sbocco di tutto questo sarà un evento che si terrà il 20 maggio a Milano negli spazi di Insana (via San Marco 50): «Ci sarà una mostra fotografica con le immagini raccolte – conclude Borsani – presenteremo le attività di Sport2Build e lanceremo il progetto di un master dedicato all’utilizzo professionale dei social network a favore delle organizzazioni non profit». Un innovativo modello di sensibilizzazione e di raccolta fondi per il quale si ipotizzano già due nuovi appuntamenti, a Napoli e a Valencia.

di Paolo Scandale

www.puntarellarossa.it

Articolo Precedente

Il vero viaggio è in periferia

next
Articolo Successivo

Ricette sane, la piadina integrale è 100% vegan

next