Probabilmente sapeva dell’inchiesta a suo carico. Nell’ottobre 2011 il sindaco di Battipaglia (Salerno) Giovanni Santomauro ritrovò due cimici nascoste dietro la scrivania del suo ufficio, accanto a un divano, nel retro di una presa elettrica. Santomauro divulgò la notizia, incontrò carabinieri e magistrati, chiese tutela della privacy, si interrogò su chi potesse avere interesse ad ascoltare le conversazioni nelle sue stanze. Ma forse intuì che le microspie erano ‘autorizzate’, il segnale che una Procura stava procedendo per reati di rilievo. In ogni caso, le cimici erano spente da mesi. Perché l’inchiesta della Dda di Salerno guidata dal procuratore capo Franco Roberti era ormai in uno stato avanzato. Le microspie erano state installate dalla Direzione investigativa antimafia, nell’ambito di un’indagine sulle collusioni tra l’amministrazione comunale di Battipaglia e imprese legate al clan dei Casalesi. Appalti per oltre 5 milioni di euro. Tangenti. Assunzioni clientelari. Favori sessuali. Le cimici hanno registrato anche questo: quattro rapporti orali tra l’aprile e l’ottobre del 2010 di due signore disoccupate e in difficoltà economiche che avrebbero ceduto alle avances al sindaco perché in stato di soggezione nei confronti di un uomo importante al quale si erano rivolte per ottenere un lavoro.

All’alba Santomauro è finito agli arresti domiciliari e nel pomeriggio ha presentato le dimissioni da sindaco di Battipaglia. Identica misura per due tecnici del Comune. Mentre sono andati in carcere due imprenditori che hanno realizzato lavori pubblici a Battipaglia, ritenuti emanazione della camorra del casertano: uno di loro, Nicola Madonna, è legato da rapporti di stretta parentela con un ex assessore di Casal di Principe (Caserta), Comune dove diversi anni fa Santomauro, che ha un passato da segretario comunale di Battipaglia, ha ricoperto il ruolo di sub commissario prefettizio. Il Gip di Salerno Dolores Zarone ha parzialmente scagionato il sindaco e i tecnici comunali dall’aggravante del metodo mafioso, che avrebbe fatto scattare la galera. Venti le persone indagate dai pm Rosa Volpe e Rocco Alfano, che avevano chiesto 17 misure cautelari in carcere.

L’inchiesta è nata in seguito alla denuncia di un dipendente comunale e si è concentrata sulle procedure di aggiudicazione degli appalti del completamento della Casa comunale e nella messa di sicurezza di un incrocio. Appalti assegnati grazie ad un’offerta presentata con il ribasso d’asta di oltre il 34% rispetto al prezzo di gara da una società edile che sarebbe poi fallita poco dopo, alla quale è subentrata, tramite subappalti non autorizzati e una cessione di ramo d’azienda, di due società diverse, entrambe però controllate dalla famiglia Madonna. Mentre il ribasso veniva di fatto ‘annullato’ con varianti in corso d’opera.

Santomauro è inoltre accusato di aver imposto all’imprenditore casalese l’assunzione di cinque operai non specializzati, a opera quasi conclusa, paventando di non autorizzare i pagamenti delle commesse. Infine, la storia delle concussioni sessuali, riportate tra i capi d’imputazione costati l’arresto al sindaco. Con le donne che interrogate dagli inquirenti affermano di aver acconsentito alle richieste di Santomauro perché in stato di bisogno e perché speravano di ottenere una raccomandazione per la gestione di un chiosco balneare o un impiego in un centro commerciale. Una di loro si dice angosciata per la paura di perdere l’affidamento della figlia perché non guadagna abbastanza. Gli incontri avvenivano nell’ufficio del primo cittadino. Con modalità e circostanze sostanzialmente identiche a quelle rivelate da una famosa stagista nella Sala ovale della Casa Bianca, quando dietro la scrivania di Presidente degli Stati Uniti c’era Bill Clinton.

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