“E’ inverosimile che il libro dei sogni del signor Letta diventi realtà”. E’ la riflessione finale, che suona come una bocciatura,  di un editoriale del Financial Times sulle sfide del governo Letta anche perché comprende esponenti Pd, Pdl e Scelta Civia, avversari tra di loro alle ultime elezioni e con visioni e obiettivi diversi.

Il premier italiano “è il nuovo eroe” di coloro che sono contro l’austerity: “Nel suo primo discorso in Parlamento, il vice segretario dei democratici di centro-sinistra (così lo definisce il quotidiano economico, ndr) ha annunciato” l’abolizione di tasse – Imu e le altre – fino a 6 miliardi di euro”. Secondo il quotidiano economico, che dà conto del viaggio nelle capitali europe per “attuare e promuovere rapidamente politiche per la crescita di posti di lavoro” bisogna andare oltre la “superficie” e “vedrete che il messaggio del signor Letta è più complesso”: c’è innanzitutto il limite del 2,9 per cento deficit concordati con Bruxelles per il 2013. Ma questo “obiettivo” è  “incoerente”, inconsistent scrive FT, con l’allenamento della pressione fiscale.

Letta però ribatte e, durante la conferenza stampa per la nomina del commissario per Expo 2015, dice: “Anche i sogni ci vogliono. Anche per quanto riguarda l’Expo occorre avere un pò di follia visionaria così come quando l’abbiamo avuta sette anni fa. Io ricordo cos’era allora l’idea dell’Expo ma essere oggi qui tutti insieme è la dimostrazione che a volte i sogni servono anche alla politica arida”.


Per il Ft il fallimento potrebbe insinuarsi nella natura stessa del governo, composto di partiti diversi e lontani tra loro e con vocazioni diverse: la “lista dei disederi” del presidente del Consiglio “ha uno scopo prevalentemente interno” ovvero quello di “tenere insieme una coalizione ampia e fragile, che include parti con priorità economiche diverse”, per il Ft quindi “sarebbe più facile arrivare a concordare riforme politiche, come il taglio del numero e degli stipendi dei parlamentari“. 

Ad ogni modo la questione fiscale non appare “chiara”. Certo è che l’intervento della “Banca Centrale Europea ha rasserenato i mercati, spingendo i rendimenti dei titoli a 10 anni sotto il 4 per cento. Questo dà Roma spazio di manovra – ragiona il Financial TImese -. Ma il debito nazionale, proiettato al 131 per cento del reddito nazionale nel 2013, è uno dei più alti nel mondo sviluppato”.

Il suggerimento è diretto: “Il governo deve fare attenzione nella scelta di quali tasse tagliare”. Si ricorda che Silvio Berlusconi vuole abolire l’Imu, “ma i prelievi sulla proprietà sono un modo semplice per tassare la ricchezza accumulata senza ridurre gli incentivi per il lavoro”. Gli “sforzi” di Letta dovrebbero concentrarsi, quindi, sulla diminuzione delle imposte sul lavoro “in modo da promuoverne la competitività“. Il consiglio è quello che il nuovo governo si impegni alla “riduzione della spesa corrente”. C’è molto “grasso” da tagliare, ritiene l’autore dell’editoriale, e Bruxelles dovrebbe tollerare “un moderato aumento del deficit fiscale” se i soldi saranno investiti “in attività produttive, comprese le scuole e le università”.  Ma non solo: “la Commissione europea dovrebbe esigere che l’Italia” spinga fortemente sull riforme strutturali, per migliorare” la performance “di crescita che è poco brillante”.

Il quotidiano è però scettico sulla bontà di questo percorso: “La resistenza di partiti sarà forte. Il centro-sinistra bloccherà i tentativi di riformare il mercato del lavoro. Il centro-destra si affiancherà a avvocati e farmacisti, e ostacolerà gli sforzi per liberalizzare le professioni”. Ed è così che arriva l’amara conclusione dell’editoriale che: “E’ inverosimile che il libro dei sogni del signor Letta diventi realtà”.

Articolo Precedente

Legge elettorale: tornare al Mattarellum e a un Parlamento senza maggioranza?

next
Articolo Successivo

La Convenzione della “pacificazione”, un boomerang per Letta

next