Centoventiquattro femminicidi nel 2012, 25 dall’inizio dell’anno di cui tre solo nell’ultima settimana. Mentre il ministro per le Pari opportunità Josefa Idem pensa a una task force e quello all’Integrazione Cecile Kyenge lancia l’idea di una legge ad hoc, dal web parte l’appello al governo per la convocazione degli Stati generali contro violenza sulle donne. A lanciare la petizione online  è Ferite a morte‘, progetto teatrale scritto da Serena Dandini, in collaborazione con Maura Misiti, che porta in giro sui palchi di tutta Italia le storie delle donne uccise, dando un volto e un nome ai tantissimi casi di cronaca che affollano i quotidiani.

“Ancor prima che materia giuridica, è emergenza culturale. Coinvolge tutti, uomini e donne”, si legge nel testo che accompagna la petizione. Per questo “bisogna affrontarla subito, partendo dalla prevenzione come altri Paesi hanno già fatto.
 Chiediamo al governo di convocare con massima urgenza gli Stati Generali contro la violenza sulle donne. La lotta contro ogni forma di sopruso, fisico e psicologico, verbale e virtuale, deve essere la priorità dell’agenda politica di governo e Parlamento”. All’appello ha già aderito una lunga lista di nomi, uomini e donne, noti e meno noti. Dal sindaco di Firenze, Matteo Renzi, ad Andriano Celentano e Claudia Mori. Da Fabio Fazio a Paolo Sorrentino, fino a Luciana Littizzetto.

In tutto oltre 1500 sottoscrizioni in poche ore. Tra queste anche quella dell’attrice Lella Costa, una delle protagoniste dello spettacolo teatrale di Serena Dandini, che prova a spingersi un po’ più in là, arrivando a proporre una sorta di sciopero al femminile. Uno stop simbolico, a metà tra provocazione, solidarietà e protesta. “È un’idea che mi frulla in testa da un po’ di tempo a questa parte. Immaginate cosa succederebbe nel nostro Paese se per un giorno intero tutte le donne – ma proprio tutte – smettessero di fare tutto quello che fanno abitualmente. Ma proprio tutto. In casa e fuori, in famiglia e sul posto di lavoro. Nei negozi, negli asili, negli aeroporti. Negli ospedali e nei ministeri, nei ristoranti e nelle scuole, nei tribunali, nelle redazioni, nei supermercati, nelle onlus. Dovunque.
 Un paese paralizzato. Immaginate, immaginiamo: è facile, basta provarci, lo diceva anche John Lennon. Perché se le parole non bastano – neppure quelle indispensabili, quelle non negoziabili – allora bisogna trovare un’altra maniera per farci ascoltare”.
 Perché fare senza dire non serve, ma dire senza fare non basta. E noi non possiamo permetterci di perdere altro tempo, altre vite”.

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