“L’energia nucleare è una forma di energia, se si può gestire non è sbagliata di per sè. In Italia credo che non si possa fare, ma nel mondo c’è. Se avessimo i siti adatti, perchè no? Non mi piace quando si enfatizzano le cose demonizzandole”. Lo ha detto il neo ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato a Un giorno da Pecora, suscitando polemiche all’interno del centrosinistra. Il tema del nucleare è infatti molto sentito tra gli elettori del Pd ed era stato affrontato, e archiviato, nel Referendum del 2011 (il 94,50 per cento dei votanti aveva detto no alla costruzione di centrali atomiche in Italia). Il titolare del dicastero di Via Veneto ha poi aggiustato il tiro: “In Italia non ci sono siti adatti per costruire centrali nucleari e va rispettato il referendum che nel giugno del 2011 ha sancito il no degli italiani all’energia nucleare”. Il sindaco di Padova ha poi smentito definitivamente anche su Twitter: “Disinformazione, mai sostenuto che in Italia il nucleare si può fare ma che non ci sono siti. Aggiungo, rispettare il referendum”.

Le sue affermazioni hanno comunque provocato l’immediata reazione del portavoce nazionale di Ecologisti Democratici, Marco Ciarafoni: “E’ sull’economia verde che si ricostruisce il paese: siamo rimasti francamente stupiti delle affermazioni del ministro Zanonato. Se lo lasci dire da chi, come noi, non ha mai avuto un approccio ideologico al problema. Il nucleare è definitivamente uscito di scena e non può essere, in alcun modo, una prospettiva da riaprire. Non solo per ragioni ambientali e per i problemi irrisolti legati alla sicurezza, ma anche per i costi insostenibili del nucleare e per ragioni strategiche. Senza contare l’orientamento chiaro e determinato che il popolo italiano ha dato con il referendum, e che deve essere assolutamente rispettato. Dal ministro dello Sviluppo Economico ci aspettiamo un impegno serio e rigoroso per sviluppare politiche energetiche che abbiano come priorità l’efficienza energetica e le rinnovabili, settori strategici che rappresentano oggi, nel tempo della crisi, occasione di sviluppo e di lavoro. E’ di un modello di sviluppo sostenibile e di qualità che il paese ha bisogno e il motore sul quale far girare la ripartenza è l’economia verde”.

Lo stop alla proposta di Zanonato è arrivata anche dal suo partito, il Pd. “Non ha alcun senso oggi tornare a ragionare di nucleare in Italia e sarebbe bene che anche i Paesi che lo continuano a usare ne uscissero il prima possibile, così come già la Germania sta facendo”, ha ribadito Stella Bianchi, responsabile ambiente del Partito democratico. “Come abbiamo tragicamente imparato, non si può eliminare il rischio di incidenti in una centrale nucleare e si creano inevitabilmente scorie radioattive altamente pericolose per la salute e l’ambiente. Inoltre, una centrale nucleare ha costi di realizzazione e di smaltimento enormi, che vengono sorretti dalle finanze pubbliche e cioè da tutti i cittadini, volenti o nolenti”. A rincarare la dose è arrivata anche una nota di alcuni senatori Pd della Commissione Ambiente. “Ci auguriamo che le parole del ministro per lo sviluppo economico Flavio Zanonato sulla possibilità di un ritorno dell’Italia al nucleare siano state fraintese. La vicenda nucleare in Italia si è infatti chiusa definitivamente con il referendum del 2011”, si legge. A firmare la nota Stefano Vaccari, Massimo Caleo, Pasquale Sollo, Vito Vattuone, Franco Mirabelli e Laura Puppato.

A prendere posizione anche Antonio Di Pietro: “Noi dell’Italia dei valori, che siamo stati l’unica forza politica promotrice del referendum abrogativo, ribadiamo l’inutilità di quell’energia obsoleta, dannosa e pericolosa per la salute dei cittadini e per l’ambiente. Ci batteremo in ogni sede per far valere la volontà di milioni di italiani e, anche se in perfetta solitudine, non consentiremo che le lobby affaristiche, con la scusa delle grandi intese, violino le regole democratiche e calpestino il responso uscito dalla urne. Piuttosto si attivino investendo nelle energie pulite”.

Zanonato ha anche affrontato la questione del Ponte sullo Stretto: “Di per sè potrebbe anche essere una cosa interessante, ma non lo ritengo nel modo più assoluto una priorità per l’Italia”.

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