Mentre il tizio alla conferenza parla da dietro il microfono, nessuno lo guarda. Perché? Quello è uno preparato, uno stimato, uno strapagato. Parla di nuovi media. Ma nessuno lo guarda in faccia. Sono tutti ricurvi su cellulari smart e tabletti. E digitano. Prestidigitano. Digitano come se non ci fosse un domani. Tutto quello che ascoltano, che pensano, che non pensano. Tutto deve essere buttato in tempo reale nella rete. Non posso fare a meno di chiedermi: quali sarebbero le loro ultime parole twittate se gli venisse ora un colpo apoplettico? “L’importante è essere sempre online” #geniodiinternet, oppure @gigiastellare certo che questo è proprio un #geniodiinternet #sapevatelo oppure #convegnopalloso qua non succede nulla per fortuna ho uno #smartphone.

Su Twitter puoi scrivere il tuo pensiero in 140 caratteri. Il trionfo della sintesi. In poche parole esprimi un concetto. #velocità #futurama

Ma qualcuno si è mai reso conto che se scrivi 80 tweet al giorno di fatto hai scritto un poema cavalleresco con buona pace della sintesi? #dubbio

Perché Twitter si scrive con la “i” e Tweet con la “ee”? Oppure mi sbaglio? #doppiodubbio

Il guru spiega chiaramente che se oggi non fai almeno 8 tweet al giorno sei  #out. Sei #fuoridalmondo. Lo ripete più volte, come un #mantra. Allora #miapplico. Mi metto lì, armato di buona volontà e tutto quanto, e inizio a calcare i tasti del mio cellulare con aria ispirata.

Dopo due tweet arguti sulla politica e uno meno arguto sul tempo metereologico sono bloccato. Non so più cosa dire. #senzaunidea. Passa così il mio giorno di allenamento e sono fermo a 3 cinguettii. Con una domanda che mi rimbalza per la testa: ma cosa scrivono tutti? Come fanno a venirgli delle idee su cose da dire? Come fanno? Non è facile.

È in quel momento che sono pervaso da un brivido. #genio

Lo twitto subito: “Cosa c’avranno tutti da cinguettare continuamente?”

#coerenza #mah

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