Folkloristica, irrealizzabile, demagogica e infattibile. Il coro del Partito democtratico in campagna elettorale contro la “proposta choc” annunciata da Silvio Berlusconi all’inizio di febbraio, ovvero la promessa di cancellare l’Imu e rimborsare la tassa del 2012, era stato forte e deciso. Lo stesso partito a cui appartiene il neo premier Enrico Letta, che ha promesso nel discorso per chiedere la fiducia alla Camera di “superare l’attuale sistema sulla tassazione” per la prima casa “intanto da subito con lo stop sui pagamenti di giugno” per permettere al Parlamento di attuare una “riforma complessiva” del sistema di imposte.

Lo stesso presidente Enrico Letta, allora vicesegretario del Partito democratico, aveva criticato duramente la proposta dell’ex premier in una intervista a La Stampa riportata dalle agenzie di stampa il 4 febbraio. L’aveva definita “non credibile, perché basata su premesse che non tengono conto della verità e perché non si poggia sulla possibilità di realizzarla dal punto di vista della solidità politica”. Una promessa “irrealizzabile”, aveva proseguito, perché “l’eventuale operazione da definire con la Svizzera non è un una tantum, non un bancomat”. E aveva concluso in modo ancora più pragmatico: ”Togliere completamente l’Imu, in questa fase, è sbagliato“.

Tra i primi a rispondere alla proposta del Cavaliere era stato Dario Franceschini, ex capogruppo del Pd alla Camera e ora ministro ai Rapporti con il Parlamento. “Non è politica, è folklore”, aveva detto spiegando che “sono 19 anni che si ripete lo stesso copione: Berlusconi le spara grosse in campagna elettorale e poi si dimentica”. Alle parole di Franceschini erano seguite quelle del tesoriere Pd Antonio Misiani, che aveva definito l’idea di Berlusconi “irrealizzabile”. “Altro che proposte shock, sono gli italiani a essere scioccati da quanto continua a raccontare e promettere Berlusconi”, aveva detto, spiegando che si trattava di “un elenco di stupidaggini che ripete ormai da vent’anni”.

Non si era fatta attendere anche la reazione dell’ex leader del Pd Pier Luigi Bersani. “E’ chiaro che si tratta di una promessa demagogica, infattibile poggiata su una copertura di bilancio fantasiosa e che strizza l’occhio agli evasori”, aveva detto commentando la proposta dell’ex presidente del Consiglio, specificando che “io non vado a promettere rimborsi di viaggi di nozze”. Dura anche la reazione dell’ex capogruppo Pd al Senato Anna Finocchiaro. “L’Italia non ci crede più”, aveva risposto, ritenendo la proposta di Berlusconi “la solita minestra, demagogia, promesse irrealizzabili, bugie”.

Si trattava invece di “pericolosissima propaganda” secondo Rosy Bindi. “L’abolizione dell’Ici ci ha portato all’Imu, imposta inventata da Calderoli”, aveva spiegato, “la restituzione dell’Imu e la sua abolizione provocherà nuove tasse e nuovi sacrifici”. Sempre dal Partito democratico, Edoardo Patriarca aveva ironizzato così: “La prossima volta prometterà l’abolizione del bollo dell’auto o delle multe per chi passa col rosso?”.

Tra i pochi rappresentanti del Pd che non avevano attaccato duramente la proposta del Cavaliere c’era Francesco Boccia, che aveva proposto un piano simile ma meno ambizioso limitato alle famiglie più povere. “Gli italiani che pagano fino a 500 euro di Imu, fra poche settimane, saranno esentati dal pagamento da parte del governo Bersani che non prende in giro gli italiani”, aveva promesso. “Dichiarare di voler rimborsare la tassa a chi paga più di 500 euro e senza limiti, come fa Berlusconi, significa voler tornare allo schema già visto nel 2008 sull’Ici, ovvero più sei ricco, più ti restituisco”.

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