Si può anche provare a chiedere ai sindacalisti più navigati, ma un evento del genere non se lo ricorda nessuno. Il 1 Maggio 2013 sarà festeggiato da Cgil, Cisl e Uil assieme ai rappresentanti degli imprenditori. E cioè Unindustria, l’associazione degli industriali, e Legacoop. Succede a Bologna, territorio passato in 9 anni dalla disoccupazione zero ad oltre 85mila iscritti negli uffici di collocamento. A non gradire l’annuncio sono state le tute blu della Fiom, che infatti non l’hanno certo mandata a dire. “Già andare in piazza assieme a chi ci esclude dalle fabbriche non ci piace – dice il segretario della Fiom bolognese Giordano Fiorani riferendosi a Cisl e Uil e alla situazione che c’è nel gruppo Fiat – Figurarsi trovarci in piazza assieme agli imprenditori. Sia chiaro, per loro massimo rispetto, e infatti ci sono 364 giorni l’anno per fare tavole rotonde, confronti e accordi. Ma il Primo Maggio no, è la festa dei lavoratori”.

A spiegare la scelta della Camera del Lavoro di Bologna è Danilo Gruppi, segretario generale della  Cgil locale: “La situazione è talmente seria da richiedere la ricostruzione di un’unità d’azione, anche nei confronti del governo. Nei momenti più bui il sindacato ha sempre saputo ricostruire un tessuto unitario e coeso, vale tanto più oggi in un momento in cui il paese è spappolato”. Gli fa eco il cugino Alessandro Alberani, numero uno Cisl: “E’ una novità assoluta, gli imprenditori parleranno in piazza con noi, e questo coglie l’appello alla coesione sociale che a livello nazionale è stato lanciato da Cgil, Cisl e Uil. Ci saranno anche le istituzioni, e questo darà più spessore e importanza alla piazza”. Sulla questione Fiom Alberani ci va giù duro: “Non mi interessa quello che succede in casa Cgil, chi vuole distruggere se ne prenderà la responsabilità. I metalmeccanici della Fim-Cisl ci saranno tutti”.

Sulla questione 1 maggio, che come sempre a Bologna intreccia temi localissimi e altri invece di respiro nazionale, la Cgil si è divisa in due ma senza troppi clamori mediatici, con i metalmeccanici della Fiom bolognese che diserteranno la piazza bolognese e andranno invece in trasferta a Copparo, in provincia di Ferrara, per stare accanto ai lavoratori della Berco. Seicento di loro potrebbero perdere il posto di lavoro. “La Fiom vuole urlare che i licenziamenti non possono essere la soluzione e quindi vanno respinti”, recita lo stringato comunicato che annuncia la partecipazione dei sindacalisti di Landini al presidio di fronte alla Berco. Un comunicato che evita ogni polemica, e non si pronuncia sulle scelte della Camera del Lavoro di Bologna di andare in piazza con gli imprenditori. Tra di loro ci sarà anche il presidente di Unindustria Alberto Vacchi, con il quale da tempo è stato avviato un delicato confronto per il superamento dell’accordo separato dei metalmeccanici firmato da Fim e Uilm. 

Chi spara a zero e con ferocia è il sindacato di base Usb. “Facciamo appello a tutti ad alzare la testa e partecipare alla manifestazione di lotta che faremo a Bologna il Primo Maggio. Ci rivolgiamo anche a coloro che stanno dentro le confederazioni sindacali classiche, ma che non accettano che gli interessi popolari vengano trasformati in ‘interessi dei produttori’, come se fossimo tutti sulla stessa barca. Al patto di chi festeggia con i padroni noi contrapponiamo un patto per il diritto alla resistenza”. Con Usb sfileranno anche alcune ma non tutte le sigle del variegato mondo dei movimenti bolognesi tra cui Xm24, Crash, Lazzaretto e gli anarchici del circolo Berneri. In corteo anche i No debito, gli attivisti del No people mover e vari gruppi della sinistra comunista. Su facebook c’è chi tenta l’esperimento, e lancia un evento senza sigle per interrompere in qualche modo il Primo Maggio sindacati-imprenditori.

A dare una lettura diversa della manifestazione unitaria sindacati-imprenditori è Giuliano Cazzola, giuslavorista, ex sindacalista Cgil ed ex parlamentare Pdl, poi passato con Monti e non più riuscito a rientrare in Parlamento. “Indubbiamente un segnale nuovo da valutare positivamente – dice Cazzola – A me pare però che imprenditori e sindacati riescano a mettersi assieme solo quando c’è da chiedere qualcosa al governo. Hanno tutti gli strumenti per discutere tra di loro di turni, retribuzioni, organizzazione del lavoro e flessibilità. Quando lo fanno però si spaccano. A me la piazza del Primo Maggio di Bologna sembra tanto una versione di ‘padroni e operai uniti nella lotta’, dopo tutto gli industriali emiliani sono quelli che fanno accordi con la Fiom, al contrario di tutti i loro colleghi del resto d’Italia”.

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