“Il tempo che i nostri governi stanno perdendo, è tempo regalato alle organizzazioni criminali”. Roberto Saviano da Bologna, in tour per presentare il nuovo libro Zero zero zero pubblicato a inizio aprile 2013, lancia un appello alla classe dirigente europea. Ad ascoltarlo, oltre cento persone che affollano piazza Ravegnana. “Perdiamo minuti preziosi ogni giorno, in un temporeggiare che lascia spazio al potere mafioso”. Parla della Grecia e della Spagna, lo scrittore, ma anche dell’Italia, da quasi due mesi senza governo. “Chi pensate che compri le fabbriche in fallimento, le case invendute? Chi pensate che si infili negli spazi dove i governi tardano ad intervenire?”. 

Un’analisi amara quella di Saviano, che definisce i discorsi dei politici troppo poco concreti: “Sento tante parole, da legalità fino a lotta alla corruzione. Io non ho nessuna intenzione di entrare nell’agone politico, semplicemente mi chiedo perché restano così vaghi. Non basta. Abbiamo bisogno di interventi efficaci”. Considerazioni sull’attualità che arricchiscono il discorso sul libro dello scrittore, pubblicato dopo molti anni di attesa. 

“Zero zero zero” è un’opera a metà tra il saggio e il romanzo, che cerca di raccontare le tratte della cocaina, droga tanto diffusa quanto mitizzata. L’autore ha seguito i traffici che portano la merce bianca dal Sud America, passando per il Messico fino all’Europa e ai paesi del nord. Una descrizione lunga e dettagliata, dove a parlare sono i volti e i personaggi di chi quel mercato lo subisce e lo alimenta al tempo stesso. “E’ la merce della merce, la cocaina. Lo strumento per trattare in ogni mercato. E in questo lungo viaggio, a me che non posso muovermi, è mancato visitare i porti. Il nodo cruciale di un traffico dove la creatività è la prima regola”. “Zero zero zero” è il simbolo chimico della farina, ma il paragone non riguarda il colore delle due sostanze bensì la loro funzione. “Il mondo è una pasta che lievita – spiega l’autore – e c’è un ingrediente in grado di farlo lievitare più veloce di tutti. La cocaina. Non è vero che non ha odore, solo bisogna saperlo riconoscere.”.

Nel viaggio nel mondo della droga, lo scrittore raccoglie storie difficili da raccontare, perché, dice, entrano nella pelle e lasciano il segno. “Non puoi pensare di frequentare queste realtà e non esserne sconvolto. Inizi a ragionare con quelle logiche, guardi il buio e smetti di essere attratto dalla luce. Cominci a seguire le persone, vederne i passaggi e a interrogarti sulle ragioni profonde di azioni apparentemente senza spiegazione”. 

Oltre le storie, sotto le Due Torri di Bologna, in compagnia della scrittrice Silvia Avallone che lo intervista, Roberto Saviano parla della sua esperienza di scrittore costretto a vivere sotto scorta dopo la pubblicazione del suo primo libro “Gomorra”. E rivela la sofferenza di chi ha vissuto sulla pelle le conseguenze di ogni parola scritta. “Non ho fiducia in me – conclude – ma nel lettore. Penso che ognuno di voi possa diventare una sorta di combattente in una battaglia che non è fatta di militanza, ma di conoscenza. Conoscere è un modo per far arretrare i poteri, di qualunque forma e colore. Conoscere trasforma. Il libro ti avvisa prima che sia troppo tardi”. 

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