Dopo giorni in cui non si è esposto pubblicamente e si è “accontentato” del solo sostegno del Movimento 5 Stelle, Stefano Rodotà in un’intervista a Repubblica si scaglia contro i democratici e non usa mezze parole: “Ho letto dichiarazioni ipocrite da parte del Pd. Non hanno mai parlato con me della mia candidatura. Eppure, il mio numero ce l’hanno”. Poi attacca i parlamentari del centrosinistra che “mi conoscono da una vita” e con i quali precisa di avere “lavorato tanti anni”. Non solo: “Quando faceva comodo mi cercavano parecchio”. E invece stavolta, mentre sono in corso i giochi per il Colle, “neanche una telefonata. Sono molto irritato”.

Quanto alle “dichiarazioni ipocrite”, l’ex garante della Privacy si riferisce, ad esempio, alle dichiarazioni del senatore dalemiano Nicola Latorre che venerdì, dopo la “fumata nera” per il candidato Romano Prodi, ha escluso il nome del giurista come candidato al Colle. “Prima di individuare una nuova candidatura – ha spiegato il parlamentare a SkyTg24 – bisogna sciogliere il nodo politico di fondo”. Secondo Latorre, “o decidiamo di convergere -ha spiegato- una candidatura come quella di Stefano Rodotà, che pur con la sua solida tradizione politica e un indiscutibile spessore morale, rischierebbe però di dividere il Paese. Oppure decidiamo di comportarci come sette anni fa, quando pur potendo eleggere Massimo D’Alema ritirammo la sua candidatura perchè divisiva e mettemmo in campo Giorgio Napolitano che, pur non votato dal centrodestra, non fu certamente osteggiato”.

Nell’intervista a Repubblica, il candidato al Quirinale votato via web dal Movimento 5 Stelle spiega che dal Pd i questi giorni è arrivato soltanto “un silenzio inspiegabile” anche se, come ha dichiarato ieri a Reggio Emilia“mia moglie dice che qualcuno ha chiamato mia figlia per farle pressioni su un mio ritiro. Io non ne so niente”. “Sono un signore che loro conoscono bene da alcuni anni – osserva -. Esistono molti strumenti oggi per tenersi in contatto: telefono, sms, e-mail. Se volevano un chiarimento perchè non li hanno usati? La mia candidatura girava in rete da mesi. Non è stata certo un’invenzione dei grillini. Girava, era stata molto appoggiata e questo ha determinato poi la reazione della rete”. 

E sull’ipotesi che possa essere lui il prescelto per formare un governo nel caso di sconfitta al Quirinale si è limitato a osservare: “Figuriamoci se mi metto a fare questi baratti”. Rodotà, che con il suo curriculum di giurista dei diritti civili ed estensore del referendum sull’acqua pubblica dimostra di non essere un uomo di parte, chiarisce ancora una volta che il suo nome non è riconducibile alla “parte politica” dei 5 Stelle e che è stato “scelto dal web e non da Beppe“. E se c’è stato “qualcosa cui i parlamentari M5S hanno tenuto molto in questi giorni”, è proprio dire che la proposta del suo nome “è aperta a tutti. Lo hanno spiegato più volte e molto bene. Per questo – precisa – non l’ho sottolineato”. 

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