Matteo Renzi rottamatore del Pd? Non scherziamo. Alla fine ci sta riuscendo alla grande Pierluigi Bersani: in due giorni rischia di sfasciare il partito, se non l’ha già fatto. Franco Marini prima, Romano Prodi poi. E ora a chi toccherà, Anna Maria Cancellieri?

Le hanno provate tutte pur di non votare Rodotà. Senza un perché politico. Ma politico nel senso alto del termine, non come lo intendono quei fedelissimi del segretario dei Democratici che si ostinano a tapparsi gli occhi. Su Twitter spopola #rodotapercheno ed è rivolto proprio a loro. Per non vederlo basta spegnere il computer, snobbare ogni appello. Però i giovani del Pd che hanno occupato le sedi del partito si fa più fatica a ignorarli. Come chi ha bruciato la tessera. Cavolo, tocca vederli quelli là. Tocca anche ricordarci che a una bella fetta del centrosinistra, diciamocelo, il nome di Rodotà sarebbe piaciuto anche pensarlo. Ma votarlo no, sia mai!. Perché l’ha proposto il Movimento 5 Stelle, e sostenerlo vorrebbe dire abbandonare l’opzione salvagente del governissimo che piace al Pdl e fa comodo al Pd. Chissenefrega se il giurista è autorevole, se ha come bussola la Costituzione, se ha difeso la libertà dell’informazione e la rete. Non importa se piace a chi sta fuori dal Palazzo, se lo vorrebbero pure Dario Fo, Carlo Petrini, Barbara Spinelli, Michele Serra, Salvatore Settis, Remo Bodei e i tanti che hanno sottoscritto la petizione per chiedere al Pd di avere coraggio. Forse fa comodo non averne, di coraggio. Forse non si vuole cambiare un bel niente. Si preferisce farne una questione aritmetica abdicando, in nome della matematica, al volere della base. E le poltrone, ora, non ditemi che non c’entrano. Volendo i numeri per Rodotà ci sarebbero. Ma dire “sì” costringerebbe Bersani a fare i conti col suo fallimento politico, al Pd con le sue insanabili spaccature, alla vecchia politica con il nuovo. Ma soprattutto toccherebbe ascoltare altre esigenze, oltre alle loro.

Perché se il centrosinistra avesse seguito la base e avesse ascoltato, appunto, Berlusconi non l’avrebbe incontrato nessuno. Non avrebbe sbattuto la porta in faccia ai grillini. Quell’abbraccio tra Bersani e Angelino Alfano oggi non ci sarebbe stato. “La fotografia è il riconoscimento simultaneo, in una frazione di secondo, del significato di un evento”. Citazione azzeccatissima. E Sel che fa? E’ pur sempre il partito di Nichi Vendola, quello che nelle intenzioni  doveva spostare a sinistra la barra del Pd. “Lo faremo dall’interno”, dicevano per far ingoiare il rospo di un’alleanza ai più scettici. Pensano di farlo chiedendo a tutti i loro eletti di scrivere “R. Prodi” sulle schede per renderle riconoscibili? Di poter dire così che “i franchi tiratori sono nel Pd”?. Attenzione perché alla fine i franchi tiratori di Sel ci sono lo stesso. Sono in Parlamento, visto che i militanti, a Prodi, avrebbero preferito di gran lunga Rodotà. Ora chi spunta fuori dal cilindro? La Cancellieri. Indipendente, donna. Bene. Ma la proposta è di Monti, la firma è Scelta Civica. Certo, per Sel e per una parte del Pd, dopo aver scritto “Prodi” sulla scheda, scrivere “Cancellieri” sarà una passeggiata. Di quelle passeggiate, però, che si fanno seguendo le vecchie abitudini, sempre lungo la stessa strada. Che hanno un inizio e una fine già scritta. A proposito di scrivere, una certezza. A queste condizioni, se si torna al voto, il nome che faranno fatica a scrivere gli elettori si sa già: “Pd”.

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