L’invito è partito dai social network: “scendiamo tutti in piazza per manifestare il nostro dissenso per la rielezione di Giorgio Napolitano a Presidente della Repubblica”. E Bologna l’ha raccolto. In una cinquantina, alle 19.30, in concomitanza con il corteo convocato in tutta fretta da Beppe Grillo a Roma, non appena terminato lo spoglio delle schede a Montecitorio, si sono radunati sul Crescentone, all’ombra delle due Torri, per gridare ad alta voce una sola domanda: “Perché Stefano Rodotà non l’avete votato?”.

Un presidio spontaneo, composto da elettori del Movimento Cinque Stelle, ma anche da cittadini che alle elezioni di febbraio scelsero di crocettare un simbolo diverso, quello del Partito Democratico, per esempio. Radunatesi per contestare apertamente, “e non solo davanti alla tv”, la politica “che oggi ha dato il peggio di se”. “Che oggi ci ha deluso, tradito”.

“Quando ho visto l’appello su Facebook ho deciso che volevo esserci anch’io – racconta uno studente, Pierotti, tra le mani il lembo di uno striscione che recita “Il garante dell’inciucio non è il mio Presidente” – non mi sembrava giusto rimanere a casa a rodermi il fegato da solo davanti al sorriso di Silvio Berlusconi, soddisfatto della vittoria ottenuta con la rielezione di Napolitano e la disfatta del Pd. Scendere in piazza è stata la risposta a un bisogno che abbiamo sentito in tanti”.

Un “impulso” sottolinea anche Marco Piazza, consigliere comunale di Bologna eletto tra le fila del Movimento Cinque Stelle, “non una marcia, come l’hanno definita i giornali. Il termine è improprio, più che altro si tratta di una convergenza del dissenso, non solo tra i ‘grillini’, ma tra tanti cittadini. A Bologna come a Roma manifestiamo pacificamente contro chi ha risposto ‘no’ al cambiamento chiesto dalla gente, votando Giorgio Napolitano”. Il concetto, del resto, non è nuovo, anzi “a febbraio l’esito delle elezioni aveva testimoniato la volontà dei cittadini di rinnovare – continua Piazza – noi oggi la ribadiamo, perché è evidente che non è stata ascoltata”.

Stella Bellandini era a casa con la figlia a guardare le elezioni in televisione quando ha letto sul web l’invito a scendere in piazza per manifestare. “Io non ho votato Grillo alle elezioni, eppure mi sarei sentita davvero rappresentata da un uomo come Rodotà. Invece la classe politica ha alzato le barricate, ha fatto trionfare la logica dell’inciucio, dell’accordo alle spalle dei cittadini che muoiono di fame. Io non ci sto. Se non ci si da una mossa finiremo tutti in mezzo a una strada, io lo so bene che fatico a pagare l’affitto. Spero che il Movimento Cinque Stelle abbia il coraggio di fare ciò che ha promesso, abbia le palle, perché non si può più andare avanti così”.

L’assemblea spontanea ha intonato un canto sulla frase “Napolitano non è il mio presidente” e poi, da presidio si è trasformata una discussione a gruppi, coadiuvata dalla presenza di Ferdinando Pozzati Piva e del suo sgabello, che ha indotto molti cittadini a salirvi sopra per prendere la parola.

“Devono capire che non siamo più disposti a subire i manini della politica”, commenta qualcuno arrivato di fretta dal lavoro, “io ho votato il Partito Democratico a febbraio, e quando Piero Grasso e Laura Boldrini sono stati eletti, rispettivamente, presidente del Senato e della Camera, ho sperato che iniziasse finalmente quel cambiamento che ci è stato promesso durante la campagna elettorale. Non è stato così, ci hanno preso in giro, ora basta. Ci rivedremo alle urne”.

 

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