Mi permetto di intervenire nel dibattito sulla tormentata elezione del Presidente della Repubblica con una testimonianza personale. L’anno scorso, a giugno, l’ottima scuola di teoria politica dell’università di Torino e di Aosta mi ha invitato a un convegno internazionale ad Aosta su Democrazia in rete. In quest’occasione ho avuto l’onore di incontrare Stefano Rodotà.

Beh, devo dire che raramente sono stata colpita così positivamente da un incontro intellettuale. Per prima cosa, lo stile: il professor Rodotà è stato ad ascoltare con estrema acutezza e modestia tutti gli interventi dei conferenzieri più o meno noti, cosa che può sembrare normale, ma vi assicuro che non lo è: il medio barone accademico italiano durante il convegno, magari organizzato proprio da lui, si alza, si agita col telefonino, esce se l’intervento non gli interessa, fa domande non per capire ma solo per parlare di sé…

Con Rodotà sembrava di essere nei migliori seminari delle università americane: orecchio attento, domande pertinenti, obiezioni intelligenti: insomma se qualcuno si permette di dire che è troppo vecchio per fare il capo dello Stato, dovrebbe passare il test di una conversazione con lui, e rendersi conto che quest’intellettuale, classe 1933, è più giovane mentalmente di molta gente della mia età!

Poi, il suo intervento: un gigantesco passato di impegno politico e civile al servizio del futuro, della comprensione dei diritti globali e dei diritti in rete, la cosa che determinerà il nostro essere nel mondo nei prossimi anni. Un uomo profondamente italiano, il meglio di quella generazione (mi faceva pensare a mio padre, comunista della prima ora, classe 1930) che è stata capace di immaginare il futuro dopo la guerra, e proprio per quella sua storia così lunga, un uomo senza la minima paura del futuro, del mondo globale, della tecnologia. Un uomo con umiltà, ironia e visione. E poi, la simpatia: la sera ci siamo ritrovati tutti in una bella trattoria con un gran giardino ad Aosta, per guardare la partita Italia-Germania dei mondiali 2012. E il professore faceva il tifo, si arrabbiava, si commuoveva, e partecipava con infinita simpatia ed eleganza a quel rituale tutto nostro dell’urlo collettivo di “gooooooool“!! Ma che volete di più?

Ho pensato tutto questo e l’ho detto ad amici e colleghi ben prima di sapere che sarebbe stato candidato Presidente.

Rodotà Presidente sarebbe un regalo bellissimo per il nostro paese: sarebbe la sintesi infine di un passato di cui possiamo a volte andare fieri e di un futuro che affrontiamo a testa alta.

Cosa volete che dica? Se fosse Rodotà il Presidente degli italiani, sarei veramente fiera di essere italiana!

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