Un nome che piace a Silvio Berlusconi ma spacca il Pd. Al termine di una giornata convulsa, in una raffica di indiscrezioni e smentite alla vigilia del primo voto in Parlamento per scegliere il nuovo presidente della Repubblica, spicca il volo il nome di Franco Marini. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani prima annuncia una sorpresa “che sarà gradita a tutti”, poi durante la riunione serale dei gruppi parlamentari al teatro Capranica di Roma ufficializza la candidatura di Franco Marini. “E’ il nome su cui ci sono più convergenze” dice il segretario (accolto prima dal gelo, poi dalle proteste della platea), con Berlusconi che subito conferma la convergenza del Pdl all’opzione scelta da una parte del Pd. Se non è inciucio, di certo è la conferma di un accordo. Da cui, però, si tira fuori una parte importante del Partito democratico. Durante la riunione, infatti, i renziani attaccano Bersani: “Non è stato fatto quello che ci siamo detti” ha evidenziato il senatore Andrea Marcucci, sostenendo che il percorso è sbagliato e invece di fare una consultazione interna si è deciso di fare “una mediazione incomprensibile”. Ancor più evidente il disappunto di Matteo Renzi, che a Le Invasioni Barbariche di Daria Bignardi non fa nulla per nascondere la propria delusione per la scelta del suo partito. Non solo: Nichi Vendola annuncia la contrarietà di Sel a questo nome: “Così finisce il centrosinistra. Discuteremo se votare Rodotà”. E dopo molti interventi critici, l’assemblea dei grandi elettori si conclude con 222 voti favorevoli, 90 contrari e 30 astenuti.

 video di Nello Trocchia

IL VIA LIBERA DI BERLUSCONI. “Marini non è una persona di centrodestra ma ha sempre dimostrato di essere sopra le parti. E’ una persona seria, non è una sconfitta per noi”. Così il Cavaliere alla riunione dei gruppi del Pdl: “Marini è una persona che conosciamo da tempo, non ha militato nelle nostre file, ma viene dal popolo, lo conosciamo da tanto tempo come segretario della Cisl, sindacato legato alla Dc, sindacato capace e di buone autonomie. E’ stato presidente del Senato e con lui Schifani ha avuto degli ottimi rapporti”. Attenzione, però, avrebbe avvertito il Cavaliere, perché non è detto che Marini vada bene al primo voto. “La Lega voterà Marini, ma Renzi dice di no, Vendola si sta agitando. Grillo ha proposto Rodotà e speriamo che non sia sponsorizzato da qualcun altro con esiti a dir poco negativi. Occorre votare compatti e non bisogna far mancare nemmeno un voto”, sarebbe stata l’esortazione del leader azzurro, che avrebbe aggiunto: “Crediamo che questa sia la soluzione migliore che in questo momento potessimo ottenere”.

L’IRA DI RENZI: “CHI NON LO VUOLE NON LO VOTI”. Franco Marini, a quanto si capisce, piace più a Berlusconi che a Bersani, che alla fine lo sosterrebbe in quanto il più “condiviso”. Ma il suo nome apre una frattura tra il segretario e le frange più innovative del Pd. “Marini non lo votiamo” dice a brutto muso Matteo Renzi. L’ex rottamatore può contare su una cinquantina tra deputati e senatori: “Questa sera – continua – lo diranno con chiarezza al gruppo, noi non siamo franchi tiratori, ma ci opponiamo a questa scelta alla luce del sole. Questa scelta è un dispetto al Paese, chi non lo vuole non lo voti”. Poi il sindaco, ospite di Daria Bignardi, ha detto che tutti i nomi in campo, da Amato a Bonino a Rodotà, sono meglio di Marini.

DA SERRACCHIANI A CROCETTA, PROTESTA INTERNA. “L’accordo che sembra chiuso su Marini al Quirinale è una scelta gravissima”, aggiunge l’europarlamentare Debora Serracchiani: “Sarebbe la vittoria della conservazione in un momento in cui avremmo bisogno di dimostrare coraggio, magari scegliendo una donna. A quanto pare, ci sono alcuni dirigenti che non resistono alla tentazione di consegnare il Paese a Berlusconi”. ”Ho votato contro e sto ricevendodecine di mail di persone che mi chiedono il perchè di questa follia”. Lo ha detto il deputato del Pd Walter Verini lasciando l’assemblea dei grandi elettori del centrosinistra. “Non faremo i franchi tiratori ma voteremo contro anche domani”, ha confermato Marta Bonafè. Duro anche il presidente della regione Sicilia e grande elettore Rosario Crocetta: “Io ho votato contro ma non perche’non stimi Bersani. Lui però deve riflettere su questa decisione. Il Pd ha scelto – prosegue – ora bisogna vedere cosa succede in Parlamento ed io non sono tanto convinto che questa scelta passi”.[brightcove]2308463879001[/brightcove]

LE CONTESTAZIONI DEI CITTADINI. Una volta appresa la notizia che nell’assemblea del Pd è passata la proposta di votare Franco Marini alla presidenza della Repubblica, la folla che si era radunata fuori dal teatro Capranica ha cominciato a gridare: “non vi votiamo più, non vi votiamo più”, mentre altri dicevano: “non lo fate, non lo fate”. Alcuni di loro avevano in mano un foglio con su scritto: “se non votate Rodotà, non vi votiamo più”. 

SU MARINI L’OMBRA DI UN’ACCUSA DI CONCUSSIONE”. Marini ha compiuto 80 anni il 9 aprile. E’ stato segretario generale della Cisl, e nel 1991 fu il presidente del consiglio Giulio Andreotti a volerlo ministro del Lavoro, e l’anno dopo deputato. Sul possibile successore di Giorgio Napolitano grava però un’ombra mai chiarita. Nel 1995 il Tribunale dei ministri chiese alla Camera l’autorizzazione a procedere contro di lui per concussione (qui il testo integrale della richiesta). Marini era accusato di aver concesso, da titolare del dicastero del Lavoro, una serie di prepensionamenti al gruppo Sme, a carico dello Stato, in cambio dell’ acquisto da parte della stessa Sme di spazi pubblicitari sul settimanale cattolico ”Il sabato” per un totale di 100 milioni di lire. Il suo principale accusatore era Giancarlo Elia Valori, allora presidente della Sme. La Giunta per le autorizzazioni a procedere, però, respinse la richiesta (mentre Francesco Storace, allora di An, gridava “regina Coeli”) giudicando indimostrabile il nesso tra i prepensionamenti e l’ acquisto della pubblicità sul ”Sabato”, evidenziando anche che il periodico era ”politicamente ostile a Marini”. Le accuse di Valori, quindi, non poterono essere valutate da un tribunale. 

VENDOLA: “COSI’ FINISCE IL CENTROSINISTRA”. ”Io mi metterei di traverso esarebbe la fine del centrosinistra oltre ad un’operazione di restaurazione”. Lo afferma Nichi Vendola, leader di Sel lasciando l’assemblea del Pd e commentando la proposta fatta da Bersani di votare Marini al Colle. “Non ho nulla contro Marini – prosegue – ma bisogna dare un messaggio di cambiamento. L’Italia si è emozionata per l’elezione di Grasso e della Boldrini, noi dobbiamo dare un segnale di speranza”. Poi il leader di Sel ha detto che il gruppo intende puntare su Rodotà.

NELLA “ROSA” FERNANDA CONTRI E MATTARELLA”. Nel corso della giornata Bersani, in un colloquio telefonico, aveva presentato a Silvio Berlusconi la rosa dei candidati Pd al Quirinale. Tra i nomi, scelti tra quelli che il Cavaliere sarebbe disposto a far votare dal Pdl, anche Amato D’Alema. Altre fonti indicavano anche l’ex democristiano Sergio Mattarella, oltre ad Anna Finocchiaro. Ma il Pd ha smentito tutto in una nota: “Nessuna rosa è stata presentata a Berlusconi. Si ragiona da giorni su diverse possibilità con tutte le forze parlamentari per arrivare a un nome largamente condiviso”. Le indiscrezioni circolate martedì davano alla carta segreta il volto del giurista Sabino Cassese, votabile anche dal centrodestra. Mercoledì pomeriggio era spuntato un nome nuovo, sebbene già inserito nei primi “Totoquirinale”: quello della giurista Fernanda Contri, prima donna entrare nella Core costituzionale.

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