Voto di scambio. Questa l’accusa con cui il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente (Pd), è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura del capoluogo abruzzese. La notizia – riportata dal Messaggero riguarda l’accordo preelettorale, in vista del ballottaggio per le comunali dello scorso anno – che videro poi la conferma di Cialente – tra i coordinatori regionali di Futuro e Libertà e del Partito democratico e il primo cittadino. In cambio dell’appoggio del partito di Fini, che al primo turno totalizzò un modesto – ma utile per un eventuale apparentamento – 3,70%, Cialente avrebbe promesso alcune poltrone importanti (un assessorato e la presidenza di un’azienda municipalizzata). A portare avanti l’inchiesta, in cui al momento il sindaco dell’Aquila risulta essere l’unico coinvolto, è il sostituto procuratore, Stefano Gallo.

“Non mi è ancora stato notificato nulla – dichiara Cialente, interpellato da ilfattoquotidiano.it – Mi si accusa di voto di scambio, ma dove starebbe l’irregolarità? – si chiede – chiaramente negli apparentamenti uno dice ‘se entri, fai l’assessore’. E’ normale, funziona così ovunque. Spero che il giudice, lo stesso peraltro che mi ha rinviato a giudizio per una fogna, si legga la legge sugli apparentamenti”. La legge elettorale però accorda l’opportunità alle liste prima del ballottaggio. Ma non al primo turno, come invece sembrerebbe essere successo in questo caso.

L’apparentamento in ogni caso saltò, “nonostante ci fosse stato un precedente accordo politico, perché la mia maggioranza non volle saperne” sottolinea il primo cittadino aquilano. Anche se, secondo il candidato sindaco di Fli, Enrico Verini, a rifiutare la proposta furono lui e il suo partito. “Non capisco quindi? Credo che dietro questa storia ci sia l’onorevole Mantini (deputato Udc nella precedente legislatura e sostenitore del competitor del sindaco alle scorse elezioni, Giorgio De Matteis, ndr) che era molto interessato a concessioni immobiliari nella nostra città, che da me non ha però mai ottenuto nulla”.

Comunque sia, in questo momento Cialente sembra quasi non volersi curare dell’indagine: “Ho problemi decisamente più grossi”. Proprio oggi infatti, insieme ad altri amministratori locali, si trova a Roma davanti a Palazzo Chigi, con “le carriole” simbolo della mancata ricostruzione, per chiedere al Governo i fondi (terminati) per la ricostruzione post terremoto. “Mi fa specie quindi che mi chiamiate per queste cose”.

Articolo Precedente

Strage di Capaci, scoperto il commando. Esplosivo da bombe recuperate in mare

next
Articolo Successivo

Il reparto c’è ma non funziona. Bambini tenuti in struttura psichiatrica per adulti

next