L’intervista a Gino Strada sulla sanità fatta da Fazio l’altra sera a “Che tempo che fa”, mi ha fatto pensare. Da una parte la pressione dell’intermediazione finanziaria si sta facendo sempre più forte per togliere una fetta di tutela al pubblico e darla al mutualismo integrativo,dall’altra Emergency apre dei poliambulatori per aiutare coloro che non riescono a pagare i ticket, marciscono nelle liste di attesa, ed hanno sempre meno diritti.

Speculazione e antispeculazione e in mezzo il diritto alla salute in liquidazione. Dalla solidarietà costituzionale, alla sussidiarietà dei più forti fino ad arrivare alla carità per i più deboli. Davvero un bel capolavoro. Sono gli effetti combinati di due specie di limiti quelli finanziari e quelli della politica espressioni di quel grave problema che insisto a indicare come la questione del“riformista che non c’è”. Se ci fosse un riformista e quindi un progetto di riforma, i limiti finanziari non massacrerebbero i diritti delle persone e meno che mai avremmo bisogno dell’aiuto di Emergency a cui va la mia stima, il mio sostegno, il mio ringraziamento. Emergency da una parte e Lega delle cooperative dall’altra sono l’effetto combinato di oltre 30 anni di tagli lineari a deprivazione crescente rispetto ai quali Regioni di sinistra come la Liguria e l’Emilia Romagna in difficoltà a ripensare i loro sistemi arrivano a promuovere direttamente il mutualismo complementare, il ricorso alla sussidiarietà low cost, e in ogni caso l’espulsione organizzata dei cittadini dall’area dei diritti. Per queste Regioni gli ambulatori Emergency sarebbero come una benedizione del Signore dal momento che sono tutele scaricate dai loro bilanci. Non so voi ma resto colpito dal fatto che ciascuno di questi soggetti, anche se in modi diversi, sono tutti curiosamente riconducibili all’area della sinistra. Il che vuol dire che in sanità abbiamo una sinistra speculativa, una sinistra istituzionale opportunista e persino una sinistra caritatevole anche se Emergency va ben oltre questa collocazione convenzionale.

La prima tenta di guadagnare sui diritti, la seconda approfitta dei diritti, la terza soccorre le vittime della speculazione e dell’incapacità riformatrice. Ma la sinistra dei diritti che fine ha fatto? La sinistra che mette al primo posto il servizio pubblico dove è finita? Dove è il riformismo? Quale progetto politico sul diritto alla salute? L’area del mutualismo integrativo vuole mettere le mani nella crescente spesa privata che la cancellazione dei diritti ha creato, circa 30 mld di euro, la politica delle regioni si serve dei 107 mld di euro cioè del fondo sanitario nazionale, per finanziarsi soprattutto il consenso politico attraverso abusi, clientelismi, lottizzazioni, corruzioni, diseconomie, Emergency chiede di destinare il 5 per mille per aprire servizi sanitari perché ormai in Italia non in Africa milioni di persone sono senza diritti. C’è qualcosa di assurdo.

Se esistesse il riformismo, cioè se mettessimo a punto un programma di cambiamenti seri, ( che vi assicuro è qualcosa di assolutamente fattibile) potremmo abbassare la % di spesa sanitaria pubblica in rapporto al Pil, stabilizzarne il rapporto nel tempo,e prendendo i soldi dagli abusi, dal malaffare e dalle diseconomie, restituire ai cittadini i loro diritti e quindi abbassare il ricorso alla spesa privata almeno per i soggetti più deboli. Nello stesso tempo potremmo definire un vero e proprio rebuilding del sistema dei servizi facendo del luogo di vita del cittadino la capitale di un nuovo genere di assistenza sanitaria ai cittadini. Quindi mettendo a punto un altro sistema di servizi pubblico gratuito, ispirato al principio dell’unità delle tutele, a basso costo di gestione e ad alto tasso di qualità. Per cominciare si potrebbe cambiare la governance dell’intero sistema sottoponendola ad un forte controllo sociale da parte dei cittadini, riequilibrando i poteri tra istituzioni e società civile, introducendo forme moderne di corresponsabilizzazione professionale. Tutto questo è possibile, sarebbe necessario dovrebbe essere giusto farlo. Ma non si fa perché?

Mi piacerebbe chiedere alle tante sinistre in campo di sottoscrivere idealmente prima di ogni cosa una convenzione sul diritto alla salute che metta al primo posto il valore prioritario della sanità pubblica. Non lo faccio perché non sono tanto ingenuo da chiedere a Unipol e alla Lega delle cooperative di non speculare sulla spesa sanitaria privata, e nemmeno alle Regioni di smetterla di approfittarsi della sanità, ma ad Emergency che considero un bene dell’umanità e che ha accesso a tanti talk show chiedo di appoggiare la battaglia per garantire prima di tutto la sanità pubblica. Prima delle mutue integrative, degli ambulatori mobili, deve venire il diritto alla salute. La partita della sanità pubblica non è persa ma bisogna scendere in campo e sconfiggere il “riformista che non c’è”. 

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