Ormai è chiaro, Sandy Island, l’isola sabbiosa, non esiste. Il ‘necrologio’ dell’entità misteriosa nel mar dei Coralli, a est dell’Australia, è stato scritto da una studiosa dell’università di Sydney, Maria Seton, su Eos, il magazine dell’American Geophysical Union. E se l’isolotto verrà ora definitivamente cancellato da ogni carta, l’intera vicenda evidenzia come l’oceano nasconda ancora molti segreti e l’era digitale non metta sempre a riparo da errori.

‘Scoperta’ da una baleniera francese nel 1876, riportata da una carta dell’ammiragliato britannico del 1908, l’isola appariva ancora su molti database ufficiali come una entità lunga 15 miglia e larga tre, più o meno le dimensioni di Manhattan. Google Earth riportava una grande macchia scura nel luogo indicato. Ma sul posto l’isola non c’è, neanche sott’acqua, come ha verificato la Seton, durante una spedizione scientifica.

L’isola era stata cancellata dalle mappe francesi e quelle dei militari americani, ma ha continuato a ‘riafforare’ periodicamente. L’errore probabilmente nasce dal World Vector Shorelines database (Wvs), sviluppato dai militari americani, che riporta vecchie mappe in formato digitale. L’isola inesistente segnalata dal Wvs è stata così riportata a catena da altri siti specializzati. Sul perché sia nata la leggenda dell’isola sabbiosa si possono fare solo ipotesi. Quella più probabile è che la baleniera francese abbia visto un grande agglomerato di pietra pomice, frutto di una eruzione vulcanica. Si tratta di fenomeni temporanei, già segnalati altre volte nella stessa area.

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