Mentre in Europa vince premi giornalistici per la libertà di stampa e la lotta alla corruzione (come il recente Julio Parrado), ad Atene c’è un processo a suo carico per aver pubblicato i nomi degli evasori. Il 36enne greco Kostas Vaxevanis venne arrestato lo scorso ottobre non appena pubblicò sul settimanale che dirige, Hot Doc, i nomi della Lista Lagarde, l’elenco degli illustri evasori ellenici che avevano trafugato miliardi in Svizzera. Da allora è iniziato un calvario giudiziario che lo vede ancora imputato. Chi ha evaso, invece, è a piede libero e con a capo della commissione d’inchiesta gli stessi politici presenti nella lista.

Processato per avere indicato alla giustizia la strada da seguire: dove sta l’errore?
Me lo chiedo anch’io, forse proprio nel sistema stesso che c’è nel paese: corrotto e che fa arricchire, che prende da chi non ha più nulla da dare e non da chi ha conti in Svizzera. Un esempio? Il fatto che quando io sono stato processato nel paese nessuno ha detto nulla. Mentre del mio arresto ne ha parlato tutto il mondo. Oggi qui vivono tre specie di persone: i professionisti che fanno ciò che vogliono, i politici che dovrebbero andare in galera per le illegalità e i giornalisti che non raccontano un bel nulla.

Due ex ministri, Papacostantinou e Venizelos, non hanno fatto protocollare la lista: che giustizia è quella greca?
Molti giudici sono corrotti, ma il problema vero è che quando si celebrano i processi vi sono delle norme che proteggono ministri e deputati, dei veri intoccabili. A questa norma si è appellato Venizelos e protegge qualunque ministro sia imputato, in quanto serve una doppia autorizzazione a procedere. Al momento in venti attendono l’ok del Parlamento. Il primo si chiama Xristos Markoiannakis, coinvolto in uno scandalo per l’acquisto di elicotteri militari. E lo sapete quale incarico ha oggi? E’il presidente della commissione parlamentare sulla Lista Lagarde. Altri due sono Miltiades Varvitziotis e Adonis Gheorghiadis, i cui parenti sono nella lista.

In quella lista ci sono molti nomi altisonanti e altri sconosciuti. Due su tutti: Stavros Papastravrou e Maria Panteli, presente con la cifra record di 550 milioni…
Il primo, che è ancora nello staff del premier Samaras, ha un conto da 5 milioni e mezzo. Sostiene che non sono soldi suoi e che li ha gestiti per conto di alcuni suoi clienti. Potrei anche credergli, ma mi chiedo: come può continuare a lavorare al fianco del primo ministro? La signora Pantelì è una cittadina anonima, fa l’impiegata in un’azienda. Ma sotto quell’azienda si nascondono pezzi grossi. Sapete cosa significano in Grecia i nomi Bobolas e Lazis?

Qualcuno ha tirato in ballo la madre dell’ex premier Papandreou…
La presenza della signora Margareth non è stata dimostrata, anche se il suo nome è emerso in un’intercettazione. Ma il problema non sono tanto i nomi che ci sono, quanto quelli nascosti. Lo stesso Gheorghiadis è stato fotografato in occasione di una mobilitazione a favore del magnate Iorgos Bobolas nelle sue aziende, mentre sarebbe dovuto essere impegnato in commissione ad esaminare i conti dello stesso Bobolas. In quale paese del terzo mondo accadono cose simili?

Hai scritto che in Grecia per conoscere le notizie bisogna leggere i giornali stranieri, proprio come accadeva sotto i colonnelli: quanti conflitti di interessi ci sono?
E’ un regime dove politica e media si minacciano reciprocamente. Molti imprenditori nella lista hanno conflitti di interessi, perché contemporaneamente eseguono lavori pubblici e gestiscono network televisivi.

Che guerra si combatte a sud dell’Europa?
I cosiddetti Piigs vanno verso la povertà e la Germania si arricchisce. Si è creata una situazione in cui l’economia dell’Europa è dipesa da quella tedesca e francese: si sono aperte le banche per concedere prestiti e la Grecia ha acquistato da Berlino di tutto, dalle armi alla tecnologia, dalle auto ai macchinari. Adesso ci dicono che abbiamo bisogno di altri aiuti. Invece dovrebbero sapere che tutti i Piigs potrebbero entrare in un altro tipo di economia, tornando alle proprie monete. Ma le banche non lo permetterebbero e l’Europa non lo vuole.

In Grecia la lista Lagarde, a Cipro i miliardari che portano via i soldi prima del memorandum: una precisa regia?
Comandano le lobbies. A Cipro sta accadendo ciò che è capitato alla Grecia. Dieci giorni prima delle misure i ricchi hanno portato i soldi fuori. Molti di loro sono familiari e clienti del Presidente della Repubblica Anastasiadis. Chi l’ha detto che per avere un’Europa unita dobbiamo avere una regia bancaria unica da parte della Germania? L’Europa dovrebbe essere data dalla cultura dei greci, dalla civiltà degli italiani, dalla filosofia dei tedeschi, dall’arte dei francesi. E non quella mostruosità che hanno creato, dicendoci di sostenerla per forza altrimenti crollerà tutto.

La xenofobia di Alba dorata e gli attentati dei rivoluzionari: quanto è realistico il rischio di un colpo di stato e quanto invece frutto del depistaggio?
L’Italia è il paese che potrebbe rispondere a questa domanda. Per via degli anni di piombo, quando all’ombra delle bombe i politici si ergevano a risposta pulita contro la violenza per fare i loro affari. Lo stesso capita oggi in Grecia, dove è stato montato un vero e proprio set cinematografico. Alba dorata è certamente un fenomeno pericoloso, ma i politici che si dicono democratici l’hanno battezzata così solo per spostare l’attenzione dalle loro malefatte.

Pubblicheresti di nuovo quella lista?
Certo, perché il momento è tragico. Se temo per la mia vita? Nel prossimo numero del mio settimanale pubblicherò tutto ciò che mi è accaduto: lo scorso anno su alcuni blog circolava la notizia che io lavorassi per i servizi. Dopo pochi giorni sconosciuti entrarono a casa mia e solo per caso riuscii a fuggire, ma la polizia lo derubricò a tentato furto. In Grecia viviamo in un regime, che ricorda il 1960.

Ti senti, guardando a quegli anni, come un nuovo Panagoulis?
Lui appartiene alla sua epoca, aveva una forte personalità per quel tempo. Ciò che ha fatto è per noi fonte di ispirazione.

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