Non sapremo mai se il sito delle “Quirinarie” del MoVimento 5 Stelle sia stato veramente bucato da hacker, come il blog di Grillo ha spiegato, o se per caso fosse emersa la vittoria di un personaggio proprio non gradito a Grillo e Casaleggio. Tuttavia, questo passo falso delle “Quirinarie” porta con sé anche una serie di elementi positivi sui quali vorrei soffermare la vostra attenzione:

1 – Più nessun problema di omonimia. Quando, su Facebook, mio cugino aveva mostrato a tutti il suo orgoglioso voto per “Gian Carlo Caselli” durante il round poi annullato delle Quirinarie, il mio primo commento era stato: “Cugino, ma sai quanti ‘Gian Carlo Caselli’ esistono in Italia? Come farete a spiegare a tutti i ‘Gian Carlo Caselli’ sopra i 50 anni che non sono loro il candidato del M5S al Quirinale?” Sì, perché con la maschera precedente, occorreva che ogni iscritto al M5S digitasse il nome per intero del proprio candidato, aprendo così a refusi ed errori vari, rendendo difficile la sommatoria dei voti (chi decide se i voti a Giancarlo Caselli valgono per Gian Carlo Caselli? E quelli per Gian Franco Caselli? E così via). Ora, con la scelta di 10 nomi, corredati di fotografia, almeno il problema dell’omonimia è risolto. Al momento in cui scrivo non so ancora se gli elettori alle nuove Quirinarie dovranno digitare il nome del loro candidato o se potranno scegliere con un click al fianco del volto del candidato scelto, ma almeno un problema è risolto.

2 – La rosa finale dei nomi. Come hanno già fatto notare altri commentatori, l’elenco dei 10 nomi finalisti è senza dubbio di ottimo livello. Almeno dal punto di vista di quegli italiani di centrosinistra e di sinistra che, alle ultime elezioni, hanno diviso il loro voto fra M5S, Pd, SeL e Lista Ingroia. Il dato politico dei dieci nomi finalisti, infatti, è questo: fra la base del MoVimento e gli elettori di Berlusconi non c’è nessuna convergenza politica (basti dire che il nome meno lontano da Berlusconi è quello della radicale Emma Bonino), mentre fra la base del M5S e la base degli elettori di centrosinistra ci sono almeno 10 nomi condivisi. Dieci nomi condivisi sono tanti. Sono nomi che rappresentano una Storia. Ed è la Storia del riformismo italiano, ora radicale ora più moderato, ma chiaramente progressista. Ce n’è abbastanza non solo per trovare un nome adatto al Quirinale (e in questo blog, lo sapete, si sta con Stefano Rodotà e in subordine Gustavo Zagrebelsky), ma anche per selezionare più di un incarico ministeriale per un ipotetico futuro governo SeL-Pd-M5S.

3 – Il sistema a doppio turno. Che l’effetto sia voluto dal M5S, o dovuto ai famosi hacker, le Quirinarie si stanno svolgendo con un classico sistema a doppio turno: nel primo turno ogni iscritto ha votato il candidato che sentiva più vicino alle proprie idee, nel secondo turno c’è una rosa di 10 nomi fra i quali si dovrà scegliere il candidato meno lontano dalle proprie idee. E’ un meccanismo elettorale famoso e sperimentato (fra gli altri Paesi, in Francia per le presidenziali) di cui il costituzionalista Augusto Barbera scrive un gran bene nel suo famoso manuale di Diritto Pubblico, sostenendo che dà all’elettore una doppia occasione di avvicinarsi all’istituzione. Il sistema a doppio turno potrebbe essere la base di una nuova legge elettorale per il Parlamento italiano, al posto dell’orrendo Porcellum. Il doppio turno con ballottaggio fra i primi due è anche il sistema in vigore per i Comuni italiani sopra i 15000 abitanti, quindi ha il vantaggio di essere conosciuto agli italiani.

4 – L’elezione semi-diretta del Presidente. Lo metto solo al quarto punto, perché questo è un dato più soggettivo: i tifosi del presidenzialismo e dell’elezione diretta o semi-diretta da parte dei cittadini del Presidente della Repubblica valuteranno positivamente il sistema di voto online delle Quirinarie. I patiti della Repubblica parlamentare, no. E l’incidente “hacker”, che sia vero o fasullo, è la prova di quanto ci sia da esser cauti con l’uso della rete per risolvere elezioni democratiche. Di certo c’è una cosa: dalle ultime primarie del Pd in poi, che ha previsto di far votare online gli italiani residenti all’estero, anche in Italia va prendendo piede l’uso della rete per sondare il parere della propria base. Un esempio recentissimo? Questa consultazione online del Partito Democratico “tra iscritti ed elettori” sul “che fare?” di queste giornate.

 Nel frattempo, Berlusconi si offre, disperato, di eleggere al Quirinale chiunque sia del Pd, pur di evitare la possibilità di un governo SeL-Pd-M5S, che per lui sarebbe il definitivo Armageddon. Ce la farà a salvarsi anche questa volta? La data dell’elezione del nuovo Presidente si avvicina rapida. Come diceva Mao: “E’ grande la confusione sotto il sole. La situazione è eccellente.

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