Sul piatto nessuna pietanza particolarmente appetitosa. Ma un argomento di quelli più difficili da metabolizzare: la presidenza della Repubblica e soprattutto il nome del successore di Giorgio Napolitano. Questa l’unica voce del menù nel pranzo dello stato maggiore del Pdl che ha preceduto l’evento che ha riportato nelle piazze baresi Silvio Berlusconi. C’erano tutti i big del partito e per oltre un’ora si sono dovuti confrontare su che pesci prendere il 18 aprile, data in cui cominceranno le votazioni per l’elezione del prossimo capo dello Stato. Due i ragionamenti che hanno tenuto banco tra i commensali. Il primo, il più lucido. Con le attuali procedure di elezione, un nome proposto dal Popolo della Libertà farebbe poca strada. Sarebbe bocciato. E dunque proporre quello di Silvio Berlusconi sarebbe un rischio troppo grosso e il partito non intende correrlo. Per questo si potrebbe cercare un altro candidato, ma sarebbe comunque di pura facciata.

Il secondo ragionamento è quello più concreto. Può farcela solo chi ha i voti del centrosinistra e di una fetta degli avversari. E questo porta, secondo gli esponenti del Pdl, ad una sola persona: Anna Finocchiaro. E nei loro ragionamenti sono andati oltre. Sarà eletta proprio lei e alla quarta votazione. Ha i voti della Lega, è l’unica capace di battere anche l’altro candidato possibile, Luciano Violante. Rumors, gossip di mezzogiorno, o più probabilmente ragionamenti dettati anche dalla consapevolezza che con questi numeri non si può fare molto. Fatto sta che questo è ciò che dicono – e nemmeno a denti stretti – i partecipanti al pranzo, quando pian piano iniziano a lasciare l’albergo dove alloggia Berlusconi per dirigersi in piazza per godersi l’evento.

“Non sappiamo proprio che fare” dice un deputato con aria un po’ abbattuta. “Ne parleremo direttamente il 18 poco prima di andare in Aula. Vedremo se riusciremo a trovare un’intesa”. L’alternativa la propone un gruppo di donne che, sperando di poter catturare l’attenzione di Berlusconi, ha esibito cartelli con un inequivocabile messaggio rivolto all’ex premier: “Silvio, al Colle vota la Bonino”. Ma se su questa proposta sbarrano la strada i maggiorenti del Pdl, un altro gruppetto di interni e di giovani ha avanzato un’altra candidatura. “E’ una donna ed è del Sud. E’ lei la persona giusta”. E sarebbe Adriana Poli Bortone. La fondatrice di Grande Sud sarebbe, a detta del gruppo proponente, la soluzione ideale. Ha una lunga carriera politica alle spalle, esperienza di governo e in più è donna. Ma pare che questa ipotesi non abbia trovato grandi sponsor all’interno del partito. Sebbene la Poli Bortone sia stata l’ultima a lasciare l’albergo dove alloggiava Berlusconi e dove poco prima della manifestazione si è tenuto un vertice con i reggenti del partito.

Tutti i ragionamenti sono rimandati a giovedì prossimo. La piazza reclama e Berlusconi sale sul palco. Il suo “grazie Bari, grazie Puglia” riecheggia forte fino alla fine di Corso Vittorio Emanuele. L’ovazione più grande si sente quando annuncia di essere pronto a ricandidarsi nel caso si torni alle urne a giugno. Lancia bordate al padrone di casa Nichi Vendola e, per contro, dedica parole d’affetto a quello che appare sempre più il suo “delfino”: Raffaele Fitto. Lo elogia, gli dedica parole di stima, “ti voglio bene” gli dice dal palco. “E’ stato un giovanissimo presidente della Regione, ha introdotto riforme coraggiose, è stato anche un bravissimo ministro del mio governo. E’ ancora un ragazzo ma ha tanta esperienza alle spalle”. Nel capitolo dedicato alla magistratura, trova lo spazio per ricordare le vicende giudiziarie che hanno portato Raffaele Fitto alla condanna. “Dobbiamo restare sereni – gli dice – perché la risposta l’ha data la gente che ha mantenuto la fiducia in te ed in me e ha bocciato questi signori. A partire da Antonio Ingroia”. Berlusconi, dunque, dopo un periodo un po’ appannato, torna a consacrare Fitto come suo ‘delfino’. Anche perché, solo 40 giorni fa, è riuscito nell’impresa in cui nessuno credeva. Battere, in Puglia, il centrosinistra di Nichi Vendola.

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