“E’ una vittoria importante”, dice il capogruppo democratico al Senato, Harry Reid. Nell’America dove la “Bibbia e il fucile” continuano a dominare vaste zone e larghe fasce di popolazione, persino iniziare il dibattito sulle armi può essere una “vittoria importante”. E’ quello che è successo nell’aula del Senato. I democratici, insieme a 16 repubblicani, hanno votato – 68 contro 31 – per “spezzare l’ostruzionismo” dei repubblicani e far partire la discussione su una legge per il controllo delle armi. Obama si è “congratulato”. I parenti delle vittime di armi da fuoco sperano. Ma la legge, per ora, resta un miraggio.

Il voto è arrivato dopo un accordo, a lungo cercato, tra un senatore democratico, Joe Manchin, e due repubblicani, Pat Toomey e Marl Kirk, che prevede “background checks”, controlli più severi, su qualsiasi transazione commerciale, anche quelle tra privati e nelle fiere locali, che coinvolga un’arma. La misura è stata duramente criticata dalla National rifle association (Nra), la lobby delle armi, che si è trovata di fronte al voltafaccia di due tra i suoi campioni politici più sicuri, Toomey e Manchin appunto, che mai nel passato avevano messo in dubbio la loro ortodossia pro-armi. Manchin, un democratico che viene da uno Stato rurale e conservatore come il West Virginia, era addirittura comparso in uno spot elettorale imbracciando un fucile contro la riforma energetica di Barack Obama.

Le cose però, soprattutto dopo gli ultimi massacri di Aurora e Newtown, sono cambiate, e anche gli alleati della Nra cominciano a mettere in discussione il potere di pistole e fucili in America. La loro proposta, che Manchin chiama “di puro buonsenso”, verrà votata insieme ad altre, come quella di un’altra coppia, il democratico Patrick Leahy e la repubblicana Susan Collina, che mira a rendere più severe le pene per i trafficanti d’armi. Nessuna possibilità sembra avere invece l’altro progetto, sponsorizzato da Barack Obama e da un’altra senatrice democratica, Diane Feinstein, che voleva mettere al bando le armi d’assalto.

Il fatto che “sia aperta la discussione” al Senato non significa comunque che a una legge si arriverà. Lo sa bene proprio Harry Reid, che oltre ad aver parlato di “vittoria importante” ha anche aggiunto: “Adesso viene il difficile”. Dopo il Senato, un’eventuale legge dovrebbe passare alla Camera, dove i repubblicani hanno la maggioranza e dove l’opposizione a qualsiasi misura che soltanto scalfisca il Secondo emendamento è al momento assolutamente prevalente. Non è detto comunque che anche al Senato si trovino i voti per far passare la misura. Molti democratici, soprattutto quelli degli Stati del Centro e del Sud, in particolare quelli che si ripresentano alle elezioni di mid-term 2014, non sembrano avere alcuna intenzione di bruciare la loro carriera politica facendo la guerra alla lobby delle armi.

In molti di loro brucia ancora il ricordo del 1994, quando l’appoggio al bando alle armi d’assalto di Bill Clinton costò la rielezione a molti democratici. Sei anni dopo, alle presidenziali del 2000, Al Gore perse tre Stati considerati sicuri, West Virginia, Arkansas e Tennessee (il suo Stato) dopo un diluvio di spot televisivi negativi pagati dalla National rifle association. La Nra ha di certo da allora ridotto il suo potere e la sua capacità di influenza politica, ma resta comunque forte nelle aree più rurali e conservatrici d’America. Ecco perché almeno sei senatori democratici – Max Baucus del Montana, Mary Landrieu della Louisiana, Kay Hagan del North Carolina, Mark Begich dell’Alaska e Mark Pryor dell’Arkansas e Heidi Heitkamp del North Dakota – che pure hanno votato per bloccare l’ostruzionismo repubblicano e iniziare il dibattito, difficilmente daranno il loro voto a una legge per il controllo delle armi.

La posizione di questi democratici è stata riassunta proprio dalla Heitkamp, che ha ricevuto nel suo ufficio del Senato le famiglie delle vittime della strage di Newtown che le chiedevano controlli più severi sulla vendita di pistole e fucili e il bando ai caricatori ad alta capacità. A padri e madri dei bambini uccisi la Heitkamp ha detto di rispettare “il loro dolore” ma che “semplicemente, il controllo delle armi non è un problema in North Dakota. Questo è il nostro modo di vita, è quello che la gente prova. E io rappresento il mio Stato”.

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