Ho scritto recentemente un post su questo blog a proposito del costo che i cittadini pagano per il Servizio Sanitario Nazionale (circa i tre quarti di quanto pagano i francesi e i tedeschi secondo l’OECD) e della qualità delle prestazioni che ricevono (eccellente secondo il report dell’OMS del 2000). Nonostante questi dati siano incoraggianti, la sanità (pubblica e privata) non ci costa poco: oltre il 9% del nostro Pil. E’ quindi giustificato sorvegliare l’andamento della spesa sanitaria e contenere il più possibile gli sprechi e le ruberie.

Voglio affrontare in questo post un argomento strettamente correlato: perché la sanità in assoluto costa così cara, in tutti i paesi del mondo.

Sul problema dei costi della sanità, e soprattutto del loro inesorabile aumento, sono stati pubblicati molti studi (purtroppo non tutti disponibili gratuitamente). Un parametro importante da considerare è l’aumento della vita media della popolazione. Questo è certamente un successo delle società moderne, solo in parte dovuto alla sanità, ma comporta costi gravosi: gli anziani hanno maggior bisogno di cure. In un certo senso, la sanità pubblica paga un prezzo al suo successo: ci fa vivere più a lungo grazie a procedure costose.

Un fattore ritenuto da molti più rilevante dell’allungamento della vita è il miglioramento qualitativo delle procedure e delle tecnologie disponibili. Questo fenomeno ha infatti due conseguenze: in primo luogo le procedure più recenti e migliori costano in genere di più di quelle vecchie e peggiori, sia in termini di costo netto che in termini di personale (per molte procedure moderne sono necessarie equipe polispecialistiche). In secondo luogo le procedure più recenti, anche nei rari casi in cui risultano più economiche, proprio perché più sicure e meno invasive vengono utilizzate più frequentemente. Un esempio interessante è dato dalla chirurgia endoscopica: costa in genere meno di quella classica a cielo aperto, ed è più sicura per il paziente; questo comporta che sia indicata anche in casi che in precedenza erano ritenuti non operabili e quindi viene usata più spesso. Uno studio di un autore americano riporta il caso della colecistectomia laparoscopica che costa il 25% in meno di quella effettuata a cielo aperto; ma da quando la procedura è disponibile, il numero totale di colecistectomie negli Usa è aumentato del 60%. I rari casi nei quali una nuova scoperta medica riduce in assoluto il costo della terapia sono quelli in cui un trattamento medico va a sostituirne uno in precedenza chirurgico, molto più costoso, come è accaduto dopo la scoperta che l’Elicobacter è l’agente causale dell’ulcera gastrica.

Un altro fattore è la scarsa efficacia delle misure di controllo della spesa sanitaria. Queste misure sono adottate in qualche modo da tutti i sistemi basati sul finanziamento pubblico, ma sono soggette a fortissime pressioni sia da parte dei pazienti che da parte dell’industria farmaceutica e i casi di corruzione non sono rari. Dove prevale invece la sanità privata, l’operatore è interessato ad offrire “il meglio” ai suoi “clienti”, perché il guadagno è una frazione del ricavo, e questa è una delle ragioni per le quali la sanità Usa costa più del doppio di quella italiana.

E’ chiaro che la sostenibilità sul lungo termine dei servizi sanitari nazionali è un problema politico importante, ed è chiaro che questo è un versante sul quale la ricerca scientifica può fare poco, a meno che non sia specificamente finalizzata a questo obiettivo: fino ad oggi la ricerca ha migliorato le nostre possibilità diagnostiche e terapeutiche facendone aumentare i costi.

 

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