Una serie di prelievi ripetuti e anomali dal suo bancomat; 150 euro al colpo, fino a pareggiare se non superare l’importo della sua pensione di circa 1.300 euro mensili. E una frase, “non voglio che mi mettete più le mani nel portafoglio”, sentita pronunciare dal pensionato nei confronti delle due quindicenni, la domenica mattina, riferita agli inquirenti dalla cassiera del supermercato dove i tre si erano recati a comprare alcune bottiglie di vino prima di pranzo. Le due ragazze hanno spiegato al gip di essere entrambe “salite a cavalcioni sopra di lui, sulla pancia e sul torace”. Una delle due lo ”aveva inizialmente afferrato per le mani” e l’altra ”lo aveva preso per il collo”, seguita poi dall’amica che ”aveva anche ricevuto un morso al seno da Sacher forse, a dire della stessa, nel tentativo di rialzarsi”.

Ecco gli elementi che spingono le indagini sull’omicidio di Mirco Sacher a Udine: verso un movente economico più che sessuale. La reazione a un abuso perde consistenza. Nella mente degli investigatori, che sembrano accantonarla del tutto, ma anche del gip, spinta a “mettere in dubbio la prospettata violenza sessuale”, almeno “come motivo unico della colluttazione tra le due ragazze e il pensionato”. Nell’ordinanza di convalida del fermo, con cui ieri ha disposto che le quindicenni restino in comunità per due mesi, il gip Laura Raddino non esclude “come possibile ipotesi alternativa o cumulativa, quella che la colluttazione sia insorta in realtà o comunque anche per uno scontro relativo a richieste di denaro delle minori rimaste insoddisfatte”.

Mirco Sacher era una persona “parsimoniosa”. Così lo descrivono la sorella e il nipote, ma anche chi lo conosceva. Conduceva una vita normale, senza vizi particolari. Negli anni aveva risparmiato un piccolo “tesoretto”, come dimostra la documentazione bancaria rinvenuta nella sua abitazione e, scrive il gip, “facilmente visionabile da chi frequentasse la casa”, come dimostrano l’estratto conto trovato in bella vista sulla credenza della cucina con un saldo di quasi 150 mila euro e un documento relativo a un conto titoli rinvenuto in soggiorno.

Eppure negli ultimi tempi c’erano stati quei movimenti sospetti. In particolare tra il 2 e l’8 aprile aveva prelevato 450 euro. A cosa gli servivano tutti quei soldi? E’ quello che gli agenti della Squadra mobile di Udine stanno cercando di capire, attraverso l’analisi degli estratti conto, rinvenuta in casa e anche nella sua Fiat Punto. Si cerca di risalire a ritroso almeno fino al 2011 per comparare le movimentazioni di denaro effettuate negli stessi periodi dell’anno. Era normale che in alcuni mesi il pensionato spendesse più del solito? O è stato un fatto estemporaneo?

L’ultima operazione al bancomat del suo istituto di credito è stata registrata proprio domenica mattina, intorno alle 9.30, appena un’ora prima di incontrare le due ragazzine. Sempre per un prelievo di 150 euro. Indosso al pensionato, nelle tasche delle due ragazze, in casa e in auto non è stato trovato però neppure un centesimo. Possibile che i soldi siano stati spesi tutti in un giorno? Gli agenti stanno cercando di appurarlo controllando gli scontrini della giornata, colazione, spesa al supermarket ed eventuali esborsi effettuati dopo l’omicidio dalle due quindicenni.

Nel portafoglio di una delle ragazze è stata rinvenuta la tessera bancomat. Le due giovani non l’hanno utilizzata. Difficile pensare che potessero conoscere il pin. Ancor più pensare che abbiano agito per rubargli la carta e svuotargli il conto. E allora? I conti non tornano. Sacher potrebbe aver subito ricatto? E per che motivo? Per scoprire il movente si punta tutto sulle testimonianze di chi conosceva le due studentesse. Nei racconti di amici e parenti, che continuano a sfilare negli uffici della Questura di Udine per essere ascoltati, non emergerebbero elementi particolari. Nessuno che abbia indicato confidenze particolari delle ragazze rispetto a questo “nonno” sempre pronto a dispensare favori e doni, anche alla nipotina acquisita.

di Ottavie Noel

Articolo Precedente

25 aprile, colonialismi e seconde generazioni: no al monumento a Rodolfo Graziani

next
Articolo Successivo

Il coraggio di Pacher e di mille dipendenti: licenziato il dirigente molestatore

next