L’inceneritore di Parma comincerà a bruciare rifiuti il tra il 24 e il 26 aprile? Per il presidente di Iren Roberto Bazzano il conto alla rovescia è già partito, ma nei fatti i lavori a Ugozzolo sono ancora indietro, tanto che l’impianto (già fumante da marzo per l’avvio dei macchinari) non ha il certificato di conformità edilizia e agibilità, e al momento non ha rispettato una serie di altre prescrizioni obbligatorie per l’accensione, che vanno dai parametri antisismici alle opere di compensazione del progetto. A dichiararlo sono i due legali no termo, Arrigo Allegri e Pietro De Angelis, che citano le relazioni dei tecnici del Comune dopo l’ultimo incontro in Provincia del 27 marzo.

Secondo quanto riportano i funzionari, per quanto riguarda l’antisismica, l’inceneritore è ancora “in attesa dell’asseverazione di conformità e comunicazione di fine lavori”, e inoltre nel Polo ambientale integrato alle porte della città non c’è ancora traccia del bosco “mangiapolveri” che avrebbe avuto il compito di ridurre l’impatto ambientale dell’opera e di assorbire le polveri sottili, così come mancano le strade e gli spiazzi per l’uscita e l’ingresso dei camion per il trasporto rifiuti. Sono gli stessi tecnici del Comune a riportare le anomalie, rimettendo anche in discussione la validità del permesso di costruzione e aggiungendo anche che per regolarizzare la situazione servirebbe molto tempo. Che però la multiutility sembra non poter concedere, visto che l’inceneritore di Ugozzolo può portare nelle casse di Iren milioni di euro dei certificati verdi, a patto che si proceda rapidamente.  

“I lavori sono molto indietro, ma Iren ha fretta di accendere l’impianto, perché rischia di perdere gli incentivi statali” spiega l’avvocato De Angelis. La fretta della società di far entrare in funzione l’inceneritore, denunciata anche da uno dei tecnici della commissione di controllo che si era dimesso un mese fa, è motivata dal fatto che per accedere ai fondi per le energie rinnovabili (in cui rientrerebbe anche il termovalorizzatore) è necessario infatti che l’impianto cominci a bruciare rifiuti entro il 30 aprile.

La paura di perdere quelle somme dallo Stato (si parla di circa 4,5 milioni di euro all’anno per quindici anni) è una delle preoccupazioni messe nero su bianco anche da Vito Gamberale nella lettera riservata pubblicata da ilfattoquotidiano.it in cui l’ad di F2i comunicava ad Iren la volontà di sospendere l’investimento in Iren Ambiente. Tra i motivi elencati nel documento, i possibili rischi di confisca o demolizione dell’inceneritore di Parma derivanti dall’indagine penale in corso, e anche “le incertezze circa l’entrata in esercizio del Pai entro la data ultima per beneficiare degli incentivi di legge”.

Tutte questioni che probabilmente verranno affrontate nell’incontro che si terrà lunedì 15 aprile in Comune a Parma, dove il sindaco Federico Pizzarotti si confronterà con Gamberale e con i rappresentanti di Iren. “Se Iren ha intenzione di accendere il forno entro il 26 aprile – aggiunge Allegri – dovrebbe averlo già comunicato all’amministrazione, come prevede il regio decreto del 1934 sull’avvio di attività insalubri, in cui rientra anche l’inceneritore”. Pizzarotti a questo punto avrebbe il potere di fermare l’impianto perché privo di agibilità e certificato di fine dei lavori. Il suo “silenzio-assenso” invece porterebbe direttamente all’accensione del camino. 

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