Da Salsomaggiore, attraverso i rifiuti, si scorge il Lussemburgo passando per Marcello Dell’Utri. Il tramite è la Aimeri Ambiente, società di igiene urbana, colosso nel settore, con 3mila dipendenti e altrettanti mezzi utilizzati per un servizio che raggiunge in tutta Italia 4mila cittadini. La ditta è tristemente nota in Regione, visto che già Parma e Reggio Emilia hanno deciso di rescindere il contatto di gestione del porta a porta, per mancate retribuzioni di dipendenti e fornitori. Ora lo ha chiesto anche Salsomaggiore, così come numerosi Comuni in tutta Italia nelle medesime condizioni.

Ultimo caso di inadempienze della Aimeri si è registrato nella “Capitale del liberty”, cioè la città termale di Salsomaggiore, che ha sostituito Miss Italia con i sacchetti dei rifiuti abbandonati in strada e i cassonetti stracolmi. “L’appalto per la raccolta è un intreccio che porta ad una società del Lussemburgo”. Il caso è stato sollevato dalla lista civica “Cambiare Salsomaggiore”, che ha candidato a sindaco Matteo Orlandi. Il quale ha segnalato come “recentemente nelle vie si vedono cumuli di rifiuti non raccolti che creano un notevole disagio  per i cittadini e una perdita di immagine per una città a vocazione turistica. Il nostro gruppo ha cercato di capire da cosa nasce questa mancanza”. Fin qui tutto trasparente: il servizio è stato affidato dal Comune a Iren,  la quale ha subappaltato il servizio alla ditta Aimeri Ambiente. I dubbi sorgono quando si va a ritroso.

Dietro questa società quotata in borsa ci sono i fratelli Pizzimbone, due imprenditori molto vicini a Marcello Dell’Utri, l’ex senatore Pdl condannato a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa, che la dirigono tramite la Biancamano Luxembourg.

La coppia di rampanti imprenditori si innamorano dello smaltimento dei rifiuti nei primi anni ’90. Come ricorda l’articolo “Premiata ditta monnezza” dell’Espresso, a firma dell’attuale direttore de ilfattoquotidiano.it Peter Gomez e Vittorio Malagutti: “A Vercelli se li ricordano ancora quando, neppure trentenni,, cominciano a lavorare con la cooperativa l’Arciere, nelle grazie dell’allora vescovo Tarcisio Bertone” (oggi segretario di Stato in Vaticano). E ancora: “Erano arrivati al seguito del padre Emanuele”. Che finirà sotto inchiesta per un appalto della discarica di Vercelli. Al processo verrà assolto e di lì in avanti i Pizzimbone non li frena più nessuno.

Qualche problema per l’Arciere sorge nel 2001 per Giovanni Battista, che avrà una condanna pecuniaria. L’accusa sosteneva che, grazie a un complicato sistema di fatturazione, veniva frodato il fisco e falsificati i bilanci.

A quel punto sembra che strada sia spianata. Così tornano in Liguria, ad Imperia e prendono in mano la discarica di Ponticelli. Un’area dove dai primi anni ’70 vengono stoccati i rifiuti e dichiarata “esaurita”. A dispetto delle perplessità, arrivano le autorizzazioni seguite da una serie di proroghe. Fino alla condanna “per il mancato rispetto delle direttive della Provincia a 25 mila euro di multa (assolti per le esalazioni di gas e i miasmi, che non si è riusciti a misurare in modo adeguato)”.

Altri problemi li avranno in Sicilia. Sempre come riportato dall’inchiesta: “Primo colpo nel febbraio 2006, quando si aggiudicano l’appalto dell’Ato Catania 1. Il bis arriva un anno dopo a Caltagirone. E adesso (2008) tocca all’Ato Caltanissetta 2, che comprende Comuni come Gela e Niscemi. Una marcia trionfale”. Marcia macchiata dai primi dubbi sull’aggiudicazione degli appalti, manifestati dall’allora sindaco antimafia di Gela e attuale presidente di Regione, Rosario Crocetta, che si era chiesto “come mai ovunque si faccia una gara per  la gestione della raccolta dei rifiuti partecipa una sola azienda?”. Gli imprenditori non si curano delle proteste, minacciano querela per turbativa d’asta contro Crocetta e ribadiscono la regolarità dei procedimenti.

Da ultima, l’inchiesta della Direzione Investigativa Antimafia, che ha eseguito 27 provvedimenti cautelari emessi dal gip di Catania (gennaio 2013), nei confronti di soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, per i reati di associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere, traffico di rifiuti, traffico di sostanze stupefacenti, traffico di armi aggravato dal metodo mafioso e truffa aggravata ai danni di ente pubblico. Nell’indagine sono rimaste coinvolte anche aziende del Nord. Un nome che è filtrato è quello della Aimeri, del gruppo Biancamano, “i cui vertici sono vicini al senatore Pdl Marcello Dell’Utri”. Nell’ambito dell’inchiesta della Dda della Procura di Catania su esponenti mafiosi del clan Cintorino e sul trattamento di rifiuti nella provincia, investigatori della Dia hanno acquisito atti e documenti in 14 Comuni dell’alto versante Ionio-Etneo della Sicilia orientale. Accertamenti, secondo quanto è trapelato, sono stati eseguiti ad aziende specializzate nelle raccolte dei rifiuti e in società d’ambito. Per questo la Aimeri ha emesso un comunicato, in cui “dichiara la più totale estraneità rispetto alla vicenda, considerandosi con tutta evidenza parte lesa ed annunciando la propria costituzione in giudizio come parte civile”.

Ma chi sono i fratelli Pizzimbone? Giovanni Battista, “Gibi” per gli amici, è un pioniere nel mondo dei servizi ambientali. C’è chi lo paragona addirittura a un cow boy dell’eco-industria. Del resto lui non ha mai fatto  nulla per correggere l’immagine, tanto che aveva dichiarato: “Con gli Ato si apre per noi una prateria sconfinata”.

Pier Paolo Pizzimbone, fascinoso imprenditore (tanto da far innamorare donne dello spettacolo come Barbara d’Urso e Stefania Orlando), è invece considerato il vero “pupillo” di Marcello Dell’Utri, al quale “ha regalato la gioia di non meno di trenta Circoli del buon governo in Liguria”, scrive la Casa della Legalità. Un impegno politico sfociato nella sfortunata entrata alla Camera, nelle fila del Pdl siciliano. E’ infatti riuscito a diventare deputato, dal 7 dicembre 2012  al 14 marzo 2013, in sostituzione di Nino Germanà, eletto all’Ars nelle file del Pdl, naturalmente nella VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici.

A fronte di questa storia, che conta anche numerosi contatti con Silvio Berlusconi – testimoniati dalla numerose foto che vedono ritratti i due fratelli in sua compagnia all’inaugurazione dei Circoli  del buon governo – la lista civica “Cambiare Salsomaggiore” ha deciso di vederci chiaro: “Ci siamo informati del perché la ditta vincitrice non fosse in grado di rispettare il contratto e abbiamo scoperto che è soggetta a fallimento. La nostra curiosità è aumentata e abbiamo cercato di capire chi sono i responsabili amministrativi. Al gruppo è parso molto strano che una società quotata in borsa e con sede in Lussemburgo si occupi della raccolta differenziata a Salso. Questo groviglio ha portato un notevole disservizio alla cittadinanza e amministrazione e ai dipendenti dell’Aimeri ambiente”.

Così, per evitare casi analoghi in futuro, il candidato sindaco Orlandi ha proposto che nel 2014, a scadenza degli attuali contratti, l’amministrazione provveda direttamente all’emissione di un bando di gara per la raccolta da affidare a un consorzio di imprenditori locali, che rispettino: norme anti riciclaggio di denaro, tracciabilità e qualità del servizio, clausole sociali, inserimento di disoccupati salsesi nelle assunzioni. “L’amministrazione dovrà impegnarsi nella gestione del rifiuto, con la vendita diretta del materiale differenziato andando ad ammortizzare le spese per lo smaltimento dell’indifferenziato e se il conto economico lo permetterà, una diminuzione della tassa rifiuti”.  

Anche perché, in un resoconto del sito Societàquotate.it del 2007 dopo l’entrata in borsa della Biancamano, si legge che “fra i rischi vengono segnalati alcuni procedimenti di natura civile e/o amministrativa e/o penale a carico di Giovanni Battista e Pier Paolo Pizzimbone in merito alla loro attività e che ‘a giudizio del management, supportato dai propri consulenti legali’ non dovrebbero avere una rilevanza significativa, ma si sottolinea sempre nel Prospetto che siccome l’esito negativo non è totalmente escluso, questo ‘potrebbe far venire meno i requisiti necessari per consentire loro di continuare a ricoprire le attuali cariche sociali e potrebbe altresì pregiudicare la capacità delle società del Gruppo Biancamano di aggiudicarsi in futuro nuovi appalti dalle pubbliche amministrazioni”. E concludeva, in modo lungimirante: “Tutto questo, naturalmente, avrebbe dei risvolti sicuramente negativi sulla attività e sui risultati economici e finanziari di Biancamano”.

Lo slogan scelto dalla società nella campagna pubblicitaria a sostegno della quotazione recitava: ”Verso un futuro pulito”. In effetti è il passato a preoccupare.

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