Il 10 aprile, attesa data più volte indicata nelle minacce nordcoreane come inizio di un possibile conflitto, è arrivato. A Sud del 38° parallelo il livello di allerta militare è stato portato da 3 a 2, il che significa “minaccia vitale”. Come sottolineato dal ministro degli Esteri di Seul, Yun Byung-se, il regime di Pyongyang è pronto a un test missilistico che potrebbe essere condotto “in qualsiasi momento”. Mentre il governo di Seul chiede a russi e cinesi di far valere la loro influenza sui nordcoreani affinché mettano un freno alle provocazioni.

A far salire il livello di guardia, in mattinata è circolata anche la notizia della chiusura per i gruppi turistici del confine tra la Cina e la Corea del Nord. Le agenzie di viaggio non possono far passare i visitatori, ha spiegato, citato dall’agenzia France Presse un funzionario dell’Ufficio doganale di Dandong, città di frontiera e passaggio obbligato tra i due Paesi.

Il divieto non vale tuttavia per i viaggi d’affari, ha sottolineato il funzionario. D’altronde buona parte del commercio e degli aiuti transita proprio da questa città. Alla base della decisione c’è l’esortazione del governo di Pyongyang rivolta agli stranieri affinché lascino il Paese. La guerra psicologica scatenata da Kim Jong-un e dai suoi generali ha da prima fatto leva sulla richiesta alle ambasciate a Pyongyang di far partire il personale perché in caso di conflitto reale il regime non sarebbe stata in grado di garantire la loro sicurezza. Di ieri è invece un secondo avviso di evacuazione, questa volta rivolto agli stranieri in Corea del Sud, cui i nordcoreani non vogliono far male si è premurata di sottolineare la propaganda. Le prime notizie sul blocco per i turisti erano state diffuse già nella serata di ieri. Il sito NK News riportava l’annuncio dell’agenzia Explore North Korea, con sede proprio a Dandong, della cancellazione di tutti i tour fino a nuovo ordine.

La decisione sarebbe stata presa dopo un incontro tra la società e alcuni funzionari nordcoreani. Secondo alcuni commentatori, il divieto è in linea con il crescendo delle tensioni e il clima di attesa del conflitto dovuto alla retorica delle ultime settimane, scatenata dal test nucleare del 12 febbraio; proseguita con le minacce di attacco atomico; con lo sfoggio di forza degli Stati Uniti che ha schierato gli F-22 e i B-2 nelle esercitazioni congiunte con Seul e, infine, con le informazioni sul posizionamento di due missili a medio raggio Musudan nordcoreani sulla costa orientale della penisola, pronti per un possibile test e con una gittata di 3mila chilometri, al momento mostrati soltanto nel corso di una parata militare nel 2010.I contenuti dell’incontro di ieri sono in contraddizione con quanto riferito appena due settimane fa dal sito Daily NK, vicino agli esuli in Corea del Sud, che riportava la notizia del viaggio in Cina di un alto funzionario dell’Ufficio del turismo nordcoreano per rassicurare i cinesi e invitarli a visitare il regno di Kim.

A cancellare i tour è stata anche nei giorni scorsi l’agenzia svedese Korea Konsult, su indicazione del ministero degli Esteri di Stoccolma. Mentre dal Foreign Office britannico arrivano messaggi rassicuranti che non indicano rischi imminenti per chi decide di viaggiare o vivere in Corea del Nord. La stessa posizione tenuta sia dalla Koryo Tours sia dalla Young Pioneers Tour, agenzie specializzate nell’organizzare viaggi per gli occidentali. “Abbiamo 14 turisti in Corea del Nord e abbiamo in programma altri tre gruppi pronti a partire sabato per l’anniversario dalla nascita di Kim Il-sung (il 15 aprile, ndr.). Tutto nella norma” scrivono su Twitter quelli della Koryo Tours. Su Facebook spiegano di ritenere che il blocco sia rivolto soltanto ad alcune società cinesi e che questo non porterà alla chiusura della frontiera. Sottolineano inoltre di non aver ricevuto avvisi al riguardo da Pyongyang.

Sulla stessa linea la Young Pioneers Tour, pronta a partire alla volta della capitale nordcoreana e che tra i commenti fa alcune puntualizzazioni. Una riguarda l’agenzia svedese, cui pare non sia stata data altra scelta se non sospendere i viaggi, sebbene la stessa Young Pioneers dice di avere ricevuto dall’ambasciata di Stoccolma a Pyongyang rassicurazioni sulla sicurezza. La seconda è una frecciata alle agenzie cinesi che forse per i pochi ordini hanno deciso di cogliere l’occasione e fermarsi un po’.

di Sebastiano Carboni

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