Più che un post di riflessione, oggi vorrei promuovere un evento che mi preme particolarmente e che si svolgerà il prossimo 11 aprile. Giovedì infatti, presso il Circolo Ricreativo Culturale Pontenovo di San Polo d’Enza (provincia di Reggio Emilia ma esattamente equidistante tra Parma e Reggio), sarà proiettato all’interno della rassegna di film dedicati alla Resistenza Abbasso il Duce. Documentario che tra non molto compirà il suo decimo anniversario, esperienza giovanile condivisa con un amico e a cui sono particolarmente affezionato.

La percezione della guerra, la scelta di diventare partigiani, la politica, il ruolo delle donne e l’aiuto della popolazione; ma anche le battaglie, gli amori e gli aneddoti ridicoli: questi i temi, sotto forma di un racconto corale sugli anni della guerra in un piccolo paese della provincia emiliana. San Polo, che vede la sua Liberazione proprio intorno a quella data, è stato un luogo caldo, punto di passaggio tra la pianura e la montagna, svolgendo una funzione di smistamento dei giovani antifascisti verso i distaccamenti. Diversi dei suoi partigiani si sono spostati nel parmense e sono confluiti nel celebre distaccamento Don Pasquino Borghi, parroco simbolo delle Resistenza.

Nella nostra attualità, troppo spesso, i valori dell’antifascismo sono posti in secondo piano, accantonati, a volte perfino messi in discussione. Come non fossero una base su cui costruire una diversa collettività. Ritenendoli in parte veri, in parte chissà… con becere campagne di revisionismo storiografico. Le zone d’ombra ci sono e forse, in buona parte, con il tempo, emergeranno ma senza intaccare il giudizio e la portata storica della lotta per la Liberazione. Bisogna sempre comprendere, non per giustificare (i crimini non si giustificano mai) ma per averne consapevolezza, le contingenze dell’Italia stretta nella morsa di un regime omicida con leggi razziali prima, e una guerra intestina poi. Per questi motivi non si possono assolvere o tollerare le “diverse fasi” di un autocrate; non esistono degenerazioni, solo premeditazioni.

Ricordo un 2 giugno chiedere, da parte di un nostro Ministro della Difesa, di accomunare i morti “di entrambe le parti”. Ne Il sentiero dei nidi di ragno, in uno splendido passaggio, Italo Calvino scrive: “Da noi, niente va perduto, nessun gesto, nessuno sparo, pur uguale al loro, m’ intendi? […] L’altra è la parte dei gesti perduti, degli inutili furori, perduti e inutili anche se vincessero”. Questa è la frase che, insieme alle mani di un anziano (Carlo, nome di battaglia Doc), io e Cosimo abbiamo scelto per promuovere il film all’uscita. Perché non accomuna proprio niente, al contrario, crea un solco che non lascia adito a dubbi. C’è un distinguo tra chi scelse di salire in montagna e rischiare la vita contro quel regime autoritario e chi, invece, con quel regime era accondiscendente. La nostra società – cosiddetta post ideologica, però non con valore retroattivo – deve averlo chiaro in testa.

Abbasso il Duce, la memoria della Resistenza, per ricordare insieme giovedì 11 aprile il 68° anniversario della Liberazione. Venite numerosi, l’evento è gratuito.

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