Un uomo da cartolina con un taglio di capelli da fante della prima guerra mondiale sta facendo tremare il mondo. Kim Jong-Un ieri sera, dopo due settimane di escalation, ha dato mandato all’esercito della Corea del Nord di tenersi pronto per un attacco nucleare contro gli Stati Uniti. Cina e Russia hanno subito condannato la posizione di Pyongyang. Entrambi i Paesi temono che la dittatura si sbricioli e un grosso flusso di profughi possa premere ai confini. Oltre al fatto che nessuno in questo momento saprebbe come gestire il riassetto di un equilibrio geopolitico. Seul ha subito fatto sapere di voler rispondere a qualunque attacco e gli Stati Uniti hanno dispiegato sull’isola di Guam una batteria di Thaad, Terminal High Altitude Area Defense, per intercettare ‘al volo’ eventuali missili nordcoreani. Al momento, la potenza di fuoco di Pyongyang consentirebbe di colpire le basi americane in Giappone, ma anche il primo lembo dell’Alaska e persino le Hawai. Si stima che Kim abbia circa 600 missili Hwasong-5 e 6, con una gittata rispettivamente di circa 300 e 700 chilometri.

Su Guam, anch’essa potenziale obiettivo e famosa perché nella seconda guerra mondiale era base dei bombardieri che attaccavano il Giappone, vivono ancora oggi circa 10mila marines e sono pronti sulla pista i B-52, gli eredi dei velivoli che sganciarono le bombe di Nagasaki e Hiroshima. Giusto la settimana scorsa gli Usa ne hanno mandati un paio sui cieli di Seul per far capire a Kim a cosa andrebbe incontro e per dimostrare alla comunità internazionale che l’Usaf prende la situazione terribilmente sul serio (i B52 si muovono solo per necessità delicate). Più in generale gli analisti americani e quelli cinesi, almeno nelle versioni ufficiali, concordano sul fatto che le minacce di Pyongyang abbiamo il solo intento di portare la tensione ai massimi per poi aprire un tavolo ufficiale di trattative e magari sbloccare l’isolamento del regime. Il Paese a nord del 38° parallelo è al collasso. Non ha più una rete energetica e l’agricoltura è letteralmente un ricordo. La nomina a primo ministro di Pak Pong-ju, considerato un moderato, sarebbe da intendersi in realtà come una volontà di stornare una parte del bilancio militare a favore dell’economia reale. Ma sono solo ipotesi. Mentre gli Usa a sostegno della teoria del bluff portano il fatto che nelle ultime settimane non siano stati osservati dai satelliti movimenti di truppe su larga scala. E’ stato solo avvistato nella notte (fuso italiano) un treno di missili Musudan dirigersi verso la costa est. Nessuno però è grado in questo momento di escludere al 100 per cento che la guerra possa scoppiare. Perché i fronti opposti si stanno comunque preparando.

Innanzitutto, è molto probabile che il 12 febbraio scorso nelle campagne a nord della capitale Pyongyang possa essere stato compiuto un test con uranio arricchito e dunque teoricamente Kim Jong Un potrebbe non bluffare. Non è un caso infatti che a fine febbraio gli Usa abbiano mandato i caccia F 22 a dare un’occhiata al sito dell’esperimento e subito dopo è stato ordinato al cacciatorpediniere Uss Fitzgerald della classe Arleigh Burke, dotato del più moderno sistema di difesa anti-missile, lo Aegis, di schierarsi nelle acque del Pacifico. Quello che più conta, però, per capire quanto Washington e Seul siano legati è l’accordo firmato a gennaio del 2012. Di fatto Obama ha scelto di marcare ancora più stretto la Corea del Nord e di intervenire personalmente in caso di attacco bellico. Con l’agreement dello scorso anno si arriva anche a definire una risposta balistica (da decidere caso per caso) per mano degli Usa, laddove sino ad oggi questa funzione era sempre stata delegata alle forze armate di Seul. In sostanza in caso di conflitto, il controllo operativo delle forze armate sudcoreane passerebbe automaticamente al generale Thurman, comandante dello USFK – United States Forces Korea. Fin qui gli aspetti politici. Poi quelli prettamente militari. Nonostante i problemi di bilancio, lo scorso anno la Corea del Sud ha avviato un piano di riarmo notevole. Oltre sessanta elicotteri da trasporto e attacco si andranno ad aggiungere ai 60 AH-1J cobra (attacco) e 130 UH-60P Black Hawk (trasporto) già in possesso dell’RKA – Republic of Korea Army. Entro il 2017 nuovi Falcon 2000 per la guerra elettronica. Senza dimenticare che a gennaio del 2014 in molti si aspettano che Seul ordini una quarantina di F 35, i caccia di quinta generazione di Lockheed Martin. Tutto è pronto per sparare, dunque. Cina e Russia permettendo.

di Orlando Cecini

Articolo Precedente

Corea del Nord: “Via libera a un attacco nucleare contro gli Stati Uniti”

next
Articolo Successivo

Corea del Nord: il sistema anti-missile Usa contro le minacce di Pyongyang

next