Si sa, un conclave cambia sempre in modo radicale la vita di una persona: quel prelato che, entrato cardinale nella Cappella Sistina, ne esce Papa. Ma questa volta ha impresso una svolta inaspettata anche nell’esistenza di una giornalista italiana. Francesca Ambrogetti, romana di nascita ma argentina da decenni, veterana dell’agenzia Ansa in Sudamerica, ha capito che niente sarebbe più stato come prima dal momento stesso in cui il francese Jean Louis Tauran ha pronunciato il fatidico “habemus papam” dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro, annunciando che il prescelto rispondeva al nome di Jorge Mario Bergoglio. Nessuno meglio di lei (e dell’inviato speciale del Clarín, Sergio Rubin) conosce l’ex arcivescovo di Buenos Aires, al quale ha dedicato nel 2010 una biografia autorizzata dal titolo El Jesuita. Materiale preziosissimo, sul quale si sono subito buttate a capofitto case editrici di tutto il mondo, ansiose di soddisfare nel più breve tempo possibile la sete di informazioni di decine di milioni di cattolici. Risultato: un contratto milionario e la traduzione immediata in un’infinità di lingue. In sostanza, una specie di vittoria improvvisa e inaspettata alla lotteria, se si pensa che quel testo, pubblicato da un’editoriale argentina in pochissime migliaia di esemplari, era ormai da tempo fuori commercio.

Giornalista e psicologa sociale, Francesca Ambrogetti – a lungo presidente dell’associazione dei corrispondenti esteri in Argentina – ha svolto quasi tutta la propria carriera all’interno dell’Ansa, fino alla pensione, ormai diversi anni fa. Continuava a collaborare ad alcuni giornali ed emittenti come la Radio Vaticana . Un modo per mantenersi in attività, libera dallo stress della quotidianità della professione giornalistica. Così fino a due settimane fa, quando la fama è arrivata improvvisa, a livello planetario. Chi digiti il suo nome sul motore di ricerca Google, troverà oltre 400 mila risultati. Inutile dire che, prima del 13 marzo 2013, erano molti, moltissimi di meno. “Il mio telefono non smette più di squillare, ho dovuto rifiutare decine di richieste d’intervista”, si è sfogata – tra l’angoscia e il divertimento – con uno dei colleghi che sono riusciti a strapparle una dichiarazione. Ma forse la soddisfazione più grande, non essendo a Roma il giorno dell’intronizzazione del nuovo pontefice, è stata quella di sapere che Papa Francesco, salutando il co-autore della biografia, Sergio Rubin, gli ha detto: “Mi saluti Francesca. Le faccia sapere che ho pregato per lei”.

il Fatto Quotidiano, 30 Marzo 2013

Articolo Precedente

Bergoglio, la colomba si è sbagliata

next
Articolo Successivo

Papa Francesco, la sfida impossibile: cambiare la chiesa dei cardinali Sepe

next