Giorgio Napolitano ha scelto la terza via, quella che nessuno si aspettava e che ha spiazzato i partiti. Non si è dimesso in anticipo. Non ha affidato l’incarico di formare un governo del presidente. Ha affidato a due gruppi ristretti di saggi, invece, il compito di trovare proposte programmatiche condivise dai partiti attorno a cui fare nascere il nuovo esecutivo. I due gruppi, formati da “personalità tra loro diverse per collocazione e competenze”, lavoreranno autonomamente in due direzioni: una economica-sociale, l’altra politico istituzionale. Il loro compito sarà quello di redigere un programma di cose da fare con urgenza da sottoporre successivamente o all’attuale capo dello Stato oppure al suo successore. Una mossa, quella di Napolitano, che gli è stata suggerita da Scelta Civica di Monti, ma che non è un unicum a livello europeo. Il presidente della Repubblica, infatti, sembra aver mutuato la sua decisione da quanto successo in Olanda, dove il governo è nato dopo 44 giorni dalle elezioni (senza vincitori) e a seguito di confronti tra gli sherpa politici dei vari partiti su un programma snello, quasi ‘di scopo’. Una sorta di esecutivo di larghe intese, quindi, che si baserebbe non sulla fiducia politica espressa dai partiti, ma dal loro imprimatur su una serie di urgenze imprescindibili per il Paese, ancora alle prese con una crisi che ne mette in ginocchio l’economia.

E sono state proprio le difficoltà economiche, a quanto pare, ad aver spinto Napolitano verso il colpo di scena. Le altre due ipotesi sul tavolo, del resto, presentavano controindicazioni non di poco conto. Il governo del presidente sarebbe presto diventato un governo di nessuno, visto che tra 15 giorni inizieranno le elezioni per il successore dell’attuale capo dello Stato. E Napolitano questo lo sa benissimo. Come sa benissimo che una sua uscita di scena anticipata avrebbe provocato la reazione nefasta dei mercati. Una eventualità che ha terrorizzato Napolitano e che lo ha portato a scegliere la terza via, quella olandese, non prima di aver rassicurato tutti sottolineando la perfetta funzionalità del governo Monti ancora in carica.

I partiti, come confermato al fattoquotidiano.it da alcuni parlamentari di entrambi gli schieramenti, non si aspettavano minimamente una soluzione del genere. E per alcuni quello di Napolitano è solo un tentativo di prendere ulteriore tempo. Sui nomi dei due gruppi ristretti di saggi, del resto, vige il più stretto riserbo. Si tratta di personalità individuate direttamente dal Presidente della Repubblica, visto che, assicurano fonti interne al Pd, nelle consultazioni di ieri nessuno ha fatto nomi graditi da far rientrare nelle scelte del Quirinale. Anche sull’area politica di provenienza degli “sherpa di Napolitano” si sa poco o nulla, ma a quanto pare non farebbero riferimento all’area grillina. “Nel pomeriggio tutto verrà reso noto” hanno fatto sapere dal Colle.

E in attesa di conoscere le liste delle personalità scelte dal capo dello Stato, sul tavolo rimangono le parole pronunciate nella sala stampa del Quirinale dal presidente. “Continuo a esercitare fino all’ultimo il mio mandato – ha detto Napolitano – non nascondendo al Paese le difficoltà che sto ancora incontrando e ribadendo la mia fiducia nella possibilità di un responsabile superamento della situazione che l’Italia attraversa”. Nel frattempo, ha sottolineato il capo dello Stato, continua a rimanere in carica il governo Monti. 

Nel pomeriggio, come detto, verranno resi noti i nomi dei ”gruppi ristretti di personalità” citate dal presidente della Repubblica, figure di diversa estrazione che andranno a costituire due commissioni di saggi. Napolitano chiederà loro di formulare su temi istituzionali ed economico-sociali “precise proposte programmatiche oggetto di condivisione” da parte delle forze politiche, in vista di un possibile governo. Secondo fonti del Quirinale, i nomi delle personalità che lavoreranno per facilitare la soluzione della crisi saranno scelti dal capo dello Stato “in piena autonomia” e non è stata indicata una scadenza per il termine del loro lavoro. I gruppi di lavoro potrebbero essere insediati martedì prossimo. L’esito del loro impegno sarà un rapporto che verrà presentato allo stesso Napolitano o al suo successore e il loro lavoro potrà anche essere una sorta di base programmatica per il nuovo governo.

Napolitano ha quindi deciso di non dimettersi, un’ipotesi che in mattinata era data come una delle probabili, dopo lo stallo politico a cui si era arrivati dopo il fallito tentativo di formare un governo di Pier Luigi Bersani. Stallo che il rapido giro di consultazioni di ieri al Quirinale non aveva risolto. “Sono giunto alla conclusione – ha spiegato Napolitano – che, pur essendo ormai limitate le mie possibilità di un’ulteriore iniziativa sul tema della formazione del governo, posso fino all’ultimo giorno concorrere almeno a creare le condizioni più favorevoli allo scopo di sbloccare posizioni irrigidite e tra loro inconciliabili. Continuerò a esercitare fino all’ultimo giorno il mio mandato, come il senso dell’interesse nazionale mi suggerisce, non nascondendo al paese le difficoltà che sto ancora incontrando”.

Il capo dello Stato ha poi sottolineato che il governo Monti è attualmente ancora in carica: non può infatti sfuggire, ha detto, “che un elemento di concreta certezza della situazione del nostro Paese è rappresentato dalla operatività del nostro governo tutt’ora in carica e non sfiduciato dal Parlamento”. Secondo Napolitano, ”Il governo sta per adottare provvedimenti urgenti per l’economia, d’intesa con la Ue e con l’essenziale contributo del nuovo Parlamento attraverso i lavori della commissione speciale presieduta dall’onorevole Giorgetti”.

Napolitano, infine, è giunto alle sue decisioni dopo avere verificato la “persistenza di posizioni nettamente diverse rispetto alle soluzioni possibili”. E considerata la “gravità e urgenza dei problemi del Paese“, ha sollecitato tutti i soggetti politici ad assumere “un accentuato senso di responsabilità, al fine di rendere possibile la costituzione di un valido governo in tempi che non si prolunghino insostenibilmente, essendo ormai trascorso un mese dalle elezioni del nuovo Parlamento“.

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