La Ferrara civile ha detto “No alle marce contro i familiari delle vittime”, al virus dell’impunità e della intolleranza che ha inquinato l’Italia nel ventennio della vergogna e del disonore nazionale. Centinaia di persone hanno riempito Piazza Savonarola, nel centro storico, per il sit in di solidarietà convocato dagli amici di Federico Aldrovandi, il giovane morto a causa di un “eccessivo uso della forza”.

Per quella morte sono stati condannati quattro poliziotti, ed un loro sindacato ha commesso l’impudenza di andare a manifestare sotto le finestre dell’ufficio dove lavora la mamma di Federico, Patrizia.
Attorno a Lei, al padre Lino, al fratello Stefano, si sono stretti non solo gli amici di sempre, quelli che andavano con lui a tifare per la mitica Spal, ma anche donne e uomini che hanno sentito quell’oltraggio come una ferita collettiva, una bestemmia contro la Costituzione e contro la dignità delle persone.

Patrizia e Lino non hanno pronunciato parole di vendetta, ma, come sempre, hanno ringraziato quei magistrati, quei poliziotti, quei cronisti, quei cittadini che non hanno mai rinunciato a fare il loro dovere e hanno chiesto di non spegnere i riflettori su altre famiglie: i Cucchi, gli Uva, i Ferulli, che invece continuano nella loro lotta per reclamare verità e giustizia.
Se fossimo i responsabili del Ministero degli interni o dei vertici della polizia manderemmo loro un pubblico ringraziamento perché “quelli di piazza Savonarola” hanno davvero onorato l’Italia e persino difeso quella divisa che altri hanno pubblicamente infangato! 

Da oggi marciare contro i tribunali e contro i familiari delle vittime sarà più difficile perché “quelli di piazza Savonarola” hanno dimostrato che c’è ancora una Italia che non ha intenzione di girarsi dall’altra parte, e non solo a Ferrara.

 

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