Non è mai stato tenero coi giornalisti, Beppe Grillo. Oltre ad averli spesso definiti “casta” (concetto peraltro ribadito nelle ultime ore: “Sono peggio dei politici”), asserviti al potere e inutili – se non dannosi -, li ha sostanzialmente sempre evitati, almeno in quest’ultima fase militante della sua vita (prima, quando si trattava di promuovere i suoi spettacoli, era tutto diverso). A dirla tutta, Grillo ai giornalisti parla, e anche sovente. Peccato che si tratti sempre di giornalisti stranieri. Con le tv e i quotidiani italiani c’è una sorta di embargo. L’ultimo attacco alla categoria Grillo l’ha lanciato dalla web tv del Movimento, nel corso della trasmissione La Cosa: “Tutti i giornali sono sovvenzionati con i soldi degli italiani. I giornalisti hanno ragione ad essere terrorizzati: il loro lavoro è finito, la Rete ingloberà tutto”.

Nel corso del programma Grillo fa riferimento a un recente episodio, il battibecco intercorso durante la conferenza stampa al Quirinale tra un giornalista Vasco Pirri Ardizzone di Italpress e Vito Crimi, capogruppo al Senato dei 5 Stelle: Crimi smentisce di aver parlato di un governo di ‘pseudo tecnici’, ma il cronista ribatte che la frase è stata udita dai giornalisti delle agenzie di stampa, che hanno colto qualche stralcio di conversazione di una riunione rigorosamente a porte chiuse. Grillo, come al solito, non fa giri di parole: “Questi qui – dice rivolto ai politici – hanno qualche problema neurologico. Accarezzateli, ma accarezzate anche i giornalisti”. E poi attacca il cronista: “Io la conosco quella voce, la conosco bene. E’ di un povero ragazzo frustrato che deve dire che ha sentito una cosa che non ha sentito perché prende magari dieci euro a pezzo”. “E certo”, lo interrompe Matteo Bozano, il ‘vj’ de La Cosa. “E allora – prosegue Grillo – dieci euro a pezzo, dai una cosa falsa, crei una smentita, ridai una cosa falsa e un’altra smentita. E porti a casa uno stipendio”. “Questi giornali che propagano sulle loro pagine” le cose dei “giovani senza lavoro”, sono “i primi a sfruttare i giovani perché i loro precari sono i più sfruttati, parlo degli apprendisti giornalisti”, sostiene il leader dei 5 Stelle.

L’affondo di Grillo non è piaciuto ai vertici della categoria. Il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, fa riferimento diretto alle parole del leader del M5S in un post sul suo profilo Facebook, intitolato “Grillo, c’è un problema psichiatrico: il suo”: “È un evidente problema psichiatrico: speriamo sia reversibile. Non so se c’è nella politica, come Grillo afferma, ma sarebbe auspicabile ricorresse lui per primo ad un bravo specialista. Ormai ha superato ogni limite. Non risponde alle domande e insulta perfino chi le pone ad altri”. “Probabilmente Grillo – continua Iacopino – tende a misurare i comportamenti degli altri con un metro che vale per lui e per le persone che frequenta. I giornalisti non lavorano come lui crede di sapere. Hanno un patto d’onore con i cittadini, figlio della Costituzione, e operano per fornire a tutti le informazioni necessarie per capire e scegliere in maniera responsabile. Stia sereno, Grillo i giornalisti non sono terrorizzati dai suoi propositi vendicativi. Sono, al più, avviliti nel vedere che una persona che ha riscosso così tanto consenso si comporta toccando vette di inciviltà mai raggiunte prima”.

Pirri Ardizzone incassa anche la solidarietà dell’Associazione stampa parlamentare (“Chiunque in democrazia è libero di rivolgere le sue critiche, naturalmente anche al lavoro dei giornalisti, ma le offese, soprattutto quelle che scendono sul piano personale, le respingiamo al mittente”) e quella della Federazione nazionale della stampa italiana: “Le minacce dei politici – dichiara il segretario generale Franco Siddi – non mi sono mai piaciute, non hanno mai fatto breccia in passato e non fermeranno i giornalisti: quelle di oggi del leader del terzo partito italiano, Grillo, non fermeranno né le domande né l’osservazione libera della moltitudine dei giornalisti professionalmente e intellettualmente onesti”. “Gli piaccia o no, un protagonista politico come lui – aggiunge Siddi – dovrà prendere atto di questo e anche mettersi d’accordo con sè stesso vista la confusione che fa quando parla di casta dei giornalisti, confrontandosi con la realtà di una professione che vede qualche star nel campo – come era lui in quello dei comici – e una forte condizione di precarietà di tanti di essi. Deve fare i conti con la reale condizione professionale ed economica di un’intera categoria e con la storia di molti giornali che lui vorrebbe chiudere e che assicurano pluralismo e libertà d’informazione. Da leader politico si misuri invece con proposte concrete di allargamento della libertà dell’informazione e di miglioramento delle condizioni di lavoro dei giornalisti”. Per Siddi comunque “sicuramente è sempre più opportuno che giornali, giornalisti e tv trattino il terzo leader politico italiano esattamente come tutti gli altri e non garantendogli spazi e tribune libere che se fossero concesse ad altri scatenerebbero un vero e proprio putiferio”.

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