”Il Presidente Giorgio Napolitano ci ha detto che l’unico governo che può essere formato è un governo politico”. Viene esclusa quindi l’ipotesi di un governo tecnico. Lo scrive su Facebook Vito Crimi, capogruppo al Senato del Movimento 5 Stelle, rendendo pubblico il contenuto del suo colloquio con la più alta carica dello Stato.

”Il Presidente ci ha illustrato l’esito delle consultazioni effettuate da Pierluigi Bersani, che aveva avuto incarico di appurare se fosse possibile trovare una maggioranza che potesse appoggiare un governo da lui presieduto – si legge – Esito, come tutti sanno, negativo. A seguire, ci ha illustrato tutti i possibili scenari, facendo presente che ritiene di dover dare una risposta certa al paese in pochissimo tempo e senza indugio, ma allo stesso tempo non è intenzionato a mandare un governo al voto di fiducia senza che si abbia la certezza che questa venga data”.

“Abbiamo detto al Presidente che la proposta di affidare il mandato per formare il governo al M5S non è una semplice provocazione e non è infondata – continua il post – siamo davvero in grado di realizzare un progetto di governo, basato sul programma e su nomi di altissimo livello, ma fuori da ogni relazione o contiguità con la politica. Abbiamo chiesto al Presidente di darci questa possibilità, ma la ha esclusa”.

I due capigruppo hanno ribadito al Quirinale il principio secondo il quale “siamo pronti a collaborare fattivamente nella redazione dei provvedimenti che vadano verso la tutela e gli interessi dei cittadini e, in questo momento particolare, delle piccole e medie imprese”. “Siamo pronti a farlo anche con un governo dimissionario in regime di prorogatio o con un governo nuovo che non dovesse ottenere la fiducia, perché ci si dimentica troppo spesso che l’Italia è una Repubblica parlamentare, dove il Parlamento è l’organo che per eccellenza esprime l’iniziativa legislativa.

Crimi ribadisce quindi quanto già affermato da Beppe Grillo e cioè che “si può lavorare anche senza governo”. Sul social network il capogruppo 5 Stelle spiega che “per il tipo di leggi che dobbiamo affrontare (legge elettorale, reddito di cittadinanza, tagli ai costi della politica, interventi a favore delle imprese), in larga parte condivisi da tutte le forze dell’emiciclo, l’attività parlamentare può ben rappresentare il luogo del confronto costruttivo, come del resto sta già avvenendo nelle Commissioni speciali”.

E conclude: “Non possiamo dare la nostra fiducia a nessun governo di questi partiti. La nostra massiccia presenza in Parlamento è il risultato proprio della loro malapolitica. Noi non siamo il sintomo né la causa: noi siamo il risultato finale di un processo di graduale decadimento della classe politica partitocratica”.

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