Ho guardato lo streaming fra Bersani e la delegazione del M5S con grande attenzione e crescente perplessità. Dal punto di vista comunicativo, sono stati pessimi tutti per svariate ragioni. Faccio una brevissima selezione.

Bersani: all’inizio era impacciato come uno studente di fronte alla commissione di laurea, il che gli è costato il prezzo di un bersanese più pasticciato del solito. Poi si è rilassato, è vero, ma nei contenuti – il che è ancor più grave che nelle forme – ha continuato a inseguire i temi del M5S come fa dal giorno dopo le elezioni. Ricordava, purtroppo, quei venditori ambulanti che, per disperazione, devono venderti per forza qualcosa e ti propongono di tutto, dai fazzoletti di carta agli accendini, dai calzettoni alle torce elettriche. Non importa se non ti serve ora, non importa se non ti serve davvero, però ti prego: compra.

M5S: all’inizio Crimi, Lombardi e gli altri erano tutti torvi, silenziosi e intenti a scrivere, come una commissione di laurea che fa di tutto per mettere a disagio il candidato. Poi parlando si sono ammorbiditi, ma hanno mantenuto sempre quel tono e quei modi dall’alto in basso che ormai conosciamo. Come se avessero la verità in tasca, come se fossero gli unici a essere stati “eletti” e non fossero solo un sottoinsieme di una ben nutrita compagnia di 945 deputati e senatori.

È lo stile del gatto che gioca col topo, sicuro della sua forza. Ma è anche lo stile del vendicatore degli oppressi che, dopo aver vinto l’oppressore, lo umilia per goderne assieme agli oppressi. Uno stile su cui a mio avviso i deputati e i senatori del M5S stanno insistendo un po’ troppo e che può finire per togliergli consensi nel loro stesso elettorato. Perché è vero che gli oppressi godono dell’umiliazione inflitta all’oppressore, ma è pur vero che molti oppressi non amano affatto vedersi rappresentati da un vendicatore troppo impietoso. Ed è ancor più vero che molti oppressi vorrebbero solo che i torti fossero raddrizzati presto, bene e senza ulteriori danni. Specie se, mentre il vendicatore se ne sta lì a infliggere umiliazioni, gli oppressi restano oppressi.

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