Via libera a un aumento di capitale da 600 milioni di euro per Rcs Mediagroup, ma in due tranche: 400 milioni entro luglio e 200 nel 2015. In consiglio di amministrazione è passata quindi la linea light: ricapitalizzare il minimo indispensabile per salvaguardare la continuità aziendale ed evitare il fallimento, come ammette la stessa azienda nella nota che ha dato l’annuncio. Era questa la soluzione a cui puntavano molti dei soci del gruppo che pubblica il Corriere della Sera, tra cui Fiat, Mediobanca, Intesa, i Pesenti e la Pirelli. Le loro resistenze hanno quindi prevalso sulle richieste delle banche creditrici, Unicredit in prima fila, che per rinegoziare i debiti, chiedevano un aumento di capitale più consistente o interessi più salati.

Del resto oggi il Messaggero riportava la notizia della presa di distanze dall’aumento di capitale da parte del primo azionista fuori dal salotto di controllo, il re della sanità privata Giuseppe Rotelli, già molto impegnato dal punto di vista finanziario sul fronte dell’ospedale San Raffaele. Una posizione analoga a quella di Rotelli, l’aveva espressa settimana scorsa la famiglia Benetton. Se Rotelli confermerà la propria intenzione di non ricapitalizzare, in tutto o in parte, potrebbe fare spazio ad altri interessati alla finestra, come Andrea Bonomi, il presidente della Banca Popolare di Milano tanto vicino a Mediobanca. Ma anche a Diego Della Valle, già socio del Corriere da tempo a caccia di maggior peso.

Intanto Rcs dovrebbe ottenere da Intesa Sanpaolo, Ubi, Unicredit, Bpm, Bnl un finanziamento a medio termine per un importo complessivo di 575 milioni di euro, composto da 3 linee di credito. Le dure trattative sono ancora in corso, proprio mentre il presidente di Unicredit, Giuseppe Vita, ha lasciato il cda di Rcs dove sedeva da meno di un anno. Il finanziamento, in ogni caso, contribuirà alla ristrutturazione degli 800 milioni di debito che la società ha verso le banche, mentre i 225 milioni mancanti verranno rimborsati con i proventi dell’aumento di capitale. 

L’erogazione del finanziamento sarà comunque subordinata all’esecuzione della prima tranche da 400 milioni dell’aumento di capitale. La decisione presa dal cda mette solo una pezza temporanea a una situazione la cui gravità è provata anche dai dati diffusi in serata da Rcs. I ricavi registrati nel 2012 a livello consolidato sono in calo a 1,598 miliardi di euro, rispetto al miliardo e 860 milioni del 2011. Il margine operativo lordo prima degli oneri e proventi non ricorrenti cala a 61 milioni, dai 163 del 2011. Il margine operativo lordo dopo gli oneri e i proventi non ricorrenti cala a 1,3 milioni, da 142 milioni. Il risultato finale, sicuramente in rosso, sarà invece reso noto dopo il prossimo cda. Ridotti anche i ricavi stimati per il 2015, scesi a circa 1.500 milioni, a livello di quelli del 2012.

Tra le incognite del futuro, infine, la sorte delle dieci riviste che la società vorrebbe vendere o chiudere. Mercoledì i giornalisti della divisione Periodici hanno approvato una proposta alternativa alla vendita delle testate che passa per un’ampia disponibilità a sacrifici collettivi (inclusa la rinuncia a parte dell’integrativo) e conversione professionale ai nuovi media.

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