Se l’ex senatore Marcello Dell’Utri pensa di scontare il suo settennato in carcere, leggendo i testi antichi in suo possesso e trafugati dalla biblioteca dei Girolamini di Napoli allora sta fresco. L’inventore di Pubblitalia e fondatore di Forza Italia nonché mediatore, garante e cerniera tra gli interessi di Cosa Nostra e quelli di Silvio Berlusconi prima di varcare la soglia di un penitenziario italiano per scontare la sua pena deve restituire quei libri antichi che “casualmente”, il suo amico e compare Massimo De Caro, ex direttore della biblioteca condannato – guarda il destino – anche lui a 7 anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici ha saccheggiato.

Quei testi sono di Napoli. Quei tomi antichi appartengono al patrimonio culturale, storico della nostra città e dell’Italia, non certo della biblioteca privata del dott. Dell’Utri, noto bibliofilo e altro. Questo mi sembra chiaro e sacrosanto. Il concetto l’ex senatore lo conosce bene. Sa anche di essere in difetto. Tanto è vero che intervenendo, come fa spesso, alla trasmissione radiofonica cult “La Zanzara” – lo scorso 25 marzo – condotta da Giuseppe Cruciani e David Parenzo alla sollecitazione maliziosa dei due giornalisti ha detto: “De Caro me li regalava per le ricorrenze, poi qualcosa ho comprato. Quello che manca è un libro di Tommaso Moro. Se mi danno il tempo lo ritrovo, al massimo lo ricompro, costerà 10 mila euro”.

A volte non si capisce se scherza oppure fa sul serio il braccio destro di Silvio Berlusconi. Lo stile è da mammasantissimo, i modi da potente in decadenza. Cazzo sono 10 mila euro? Questo signore possiede capacità di intendere e volere ? Ci vuole sfottere? Ci troviamo di fronte al più grande sacco planetario degli ultimi decenni che colpisce il mondo della cultura di una città e di un paese e questo signore liquida il tutto parlando di poche migliaia di euro. Allora proprio non capisce. I napoletani vogliono i loro libri, no i suoi sporchi euro. Dell’Utri tra l’altro maneggia e tratta merce che neppure ne capisce il valore economico e culturale. Il testo che l’ex senatore neppure più riesce a trovare nella sua biblioteca privata: è l’“Utopia” di Tommaso Moro, un’edizione rarissima e stampata in pochissime copie. Lo stesso braccio destro di Berlusconi nel corso di un interrogatorio davanti ai giudici della Procura di Napoli, ammise di aver acquistato insieme ad altri libri. Per la cronaca nel registro degli indagati oltre al condannato Dell’Utri c’è finita anche la sua collaboratrice che stranamente faceva la spola tra Napoli, Roma e Milano. Altro che un solo libro. Dai Girolamini sono stati trafugati circa 1500 volumi, alcuni preziosissimi, come le uniche copie di un testo rarissimo di Galilei sostituite con dei falsi. Uno scandalo che farebbe saltare i vertici dello Stato da sopra la sedia. Indignerebbe. Provocherebbe l’istituzione di una commissione d’inchiesta invece nel nostro paese : “Non è successo niente”. Tutti al loro posto bullonati con il culo sulle poltrone.

Di questa brutta storiaccia la figura centrale pare essere quella di De Caro, già consigliere del Ministro per i Beni e le Attività culturali, Lorenzo Ornaghi, e uomo molto vicino, anzi vicinissimo a Dell’Utri. Tanto è vero che all’ombra dell’ex senatore si era ricavato un posto nel retrobottega della politica. Vedi l’associazione nazionale “Il Buongoverno” che aveva come presidente nazionale onorario Marcello Dell’Utri, segretario il senatore Salvatore Piscitelli e “segretario organizzativo nazionale” – proprio lui – il professor Massimo De Caro. Coincidenze astrali. Combinazioni. Corrispondenze. Come è piccolo il mondo. Lo “spaccio illegale” dei libri dai Girolamini è una cicatrice, l’ennesima, impressa a fuoco sulla carne viva del patrimonio culturale e della storia artistica della nostra sfortunata città. 

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