Mentre fervono le consultazioni e le Camere si preparano ad iniziare i lavori si consuma al Senato la diaspora del gruppo Misto, che è stato spacchettato e ha dato vita al nuovo gruppo “Grande autonomia e libertà”, con capogruppo, uffici e denaro propri. Tutto è nato, almeno apparentemente, per la lotta alla presidenza del Misto dove erano confluiti i sette senatori di Sel, alcuni delle Autonomie, Grande Sud e Mpa, e la grillina Giovanna Mangili che alla prima seduta di Palazzo Madama aveva sorpreso tutti con l’annuncio delle sue dimissioni “per motivi personali”.

Ma già si notava la prima anomalia: i senatori di Sel, prima delle elezioni, sembravano aver manifestato la volontà di costituire un gruppo unitario con il Pd. La scelta di confluire nel gruppo Misto lasciava supporre che avrebbero potuto seguire in futuro due strade per formare un gruppo autonomo: chiedere la deroga al presidente del Senato per la costituzione di un gruppo formato solo da sette senatori (e non dieci come prevede il regolamento di Palazzo Madama) o farsi “prestare” alcuni senatori da altri gruppi (pratica abbastanza usata) per raggiungere il quorum dettato dal regolamento.

Il primo problema però è sorto al momento dell’elezione del presidente, rivendicato da Sel in quanto gruppo più numeroso all’interno del Misto. Naturalmente anche sull’altro versante, dai senatori dell’area vicino al centro destra, sono arrivate uguali rivendicazioni. Poi c’è stato uno spostamento (anche questo abbastanza usuale nella vita delle Camere) di alcune truppe cammellate: alcuni senatori di Pdl e Lega sono transitati nel gruppo Misto, prontamente seguiti da alcuni del Pd che sono andati a rinforzare le fila di Sel. Così nel bel mezzo della riunione per l’elezione del presidente un manipolo di senatori, visto anche lo stallo numerico di sostanziale parità di voti che si era venuta a creare ha abbandonato per protesta la riunione.

“Il Pd – ha spiegato Mario Ferrara (neo presidente del nuovo gruppo) – si è fatto raggiungere oltre orario, con due fax che sono arrivati qui oltre alle ore 15, termine previsto per la formazione dei gruppi. In Aula – ha aggiunto Ferrara – sono rimasti i senatori di Sel, con tre senatori del Pd”. Accuse respinte al mittente dagli interessati: “Noi ribadiamo – ha spiegato Loredana De Petris di Sel – che ieri sera quando era il momento della data della costituzione dei gruppi risultavano iscritte al gruppo Misto cinque persone, delle Autonomie, Grande Sud e Mpa e noi di Sel, eletti tutti in una stessa lista. Poi c’è stata una massiccia iscrizione al gruppo del Pdl con il tentativo di prendere surrettiziamente il Misto“. Alla fine, con sette voti favorevoli e tre schede bianche è stata eletta la De Petris alla presidenza del Misto, mentre i fuoriusciti hanno formato un nuovo gruppo, presidente Ferrara. “Se ne sono andati nella notte”, hanno bisbigliato da Sel, rimasta nel Misto.

Le trame del Misto non potevano passare inosservate al Movimento 5 Stelle: “Il gruppo Misto – ha detto il capogruppo in streaming – sta diventando una specie di serbatoio in cui infilare un tot di persone aumentando e bilanciando in modo da poter eleggere la presidenza del gruppo e avere un ruolo anche importante nell’ambito della conferenza dei capigruppo. Questa è la politica che non vogliamo. Sono cose vergognose”. 

(EPA)

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